Alle viole dono dell’amata (Poliziano)

Molles o violae, veneris munuscula nostrae,
dulce quibus tanti pignus amoris inest,
quae vos quae genuit tellus? quo nectare odoras
sparserunt zephyri mollis et aura comas?
Vosne in acidaliis aluit Venus aurea campis?
Vosne sub idalio pavit Amor nemore?
His ego crediderim citaras ornare corollis
Permessi in roseo margine Pieridas;
hoc flore ambrosios incingitur Hora capillos;
hoc tegit indociles Gratia blanda sinus;
haec Aurora suae nectit redimicula fronti,
cum roseum verno pandit ab axe diem;
talibus Hesperidum rutilant violaria gemmis,
floribus his pictum possidet aura nemus;
his distincta pii ludunt per gramina manes;
hos foetus verna Chloridos herba parit.
Felices nimiun violae, quas carpserit illa
dextera quae miserum me mihi subripuit!
Quas roseis digitis formoso admoverit ori
Illi unde in me spicula torquet Amor!
Forsitan et vobis haec illinc gratia venit,
tantus honor dominae spirat ab ore meae!
Aspice lacteolo blanditur ut illa colore,
aspice purpureis ut rubet haec foliis;
hic color est dominae, roseo cum dulce pudore
pingit lacteoilas purpura grata genas.
Quam dulcem labris, quam late spirat odorem!
En, violae, in vobis ille remansit odor.
O fortunatae violae, mea vita, meumque
delitium, o animi portus et aura mei,
a vobis saltem, violae, grata oscula carpam,
vos avida tangam terque quaterque manu;
vos lachrymis satiabo meis, quae maesta per ora
perque sinum vivi fluminis instar eunt.
Combibite has lachrymas, quae lentae pabula flammae
saevus amor nostris exprimit ex oculis.
Vivite perpetuum, miseri solamen amoris,
o violae, o nostri grata quies animi.
Vos eritis mecum semper, vos semper amabo,
torquebor pulchra dum miser a domina,
dumque cupidineae carpent mea pectora flammae,
dum mecum stabunt et lachrymae et gemitus.

O vellutate viole, doni per la mia amata, nei quali è presente il dolce pegno di un così grande amore, quale (è la) terra che vi generò? Di quale nettare gli zefiri e le aure molli cosparsero i vostri petali? Forse l’aurea Venere vi nutrì nei campi acidalii? Forse Amore vi fece crescere sotto il bosco Idalio? Potrei quasi credere che le Pieridi ornano le cetre con questi petali sulle sponde fiorite di rose del Permesso; con questi fiori le Ore si cingono i capelli profumati di ambrosia; con questi fiori le dolci Grazie ricoprono gli indocili seni; Aurora intreccia queste ghirlande alla sua fronte quando fa spuntare un giorno roseo dal cielo primaverile; le aiuole di viole delle Esperidi risplendono con tali gemme, la brezza dipinge il bosco con tali fiori; le anime dei pii si divertono per i prati smaltati di questi fiori; i germogli primaverili di Cloride producono questi frutti. Viole fin troppo felici perché vi ha raccolto quella mano destra che mi ha fatto impazzire. Perché quella vi ha avvicinato a quella formosa bocca con le dita rosee, da cui Amore scocca saette verso di me. Forse anche a voi da lì arriva questa grazia, tanto grande è la bellezza che spira dalla bocca della mia padrona. Guarda come lusinga quella color del latte, guarda come questa dalle foglie purpuree rosseggia. La padrona ha questo colore, con un pudore dolcemente roseo, un piacevole rossore dipinge la candida guancia. Quanto dolce odore emana dalle labbra, quanto odore emana diffusamente! Ecco, viole, in voi è rimasto quell’odore. O fortunate viole, vita mia, oggetti del mio diletto, o pace dell’anima, o porto e respiro dell’animo mio, che almeno da voi, o viole, possa prendere graditi baci, che possa toccarvi con mano avida tre e quattro volte. Vi sazierò con le mie lacrime che sgorgano attraverso gli occhi tristi e vanno per il petto come un vivo ruscello. Bevete queste lacrime, che come esca di una protratta fiamma il violento amore fa scaturire dai miei occhi. Vivete eternamente, viole, e né il caldo a causa dei giorni di sole, né l’inverno con un freddo mordace vi logorerà. Vivete eternamente, conforto del misero amore, o viole, o gradita pace del cuore. Voi sarete sempre con me, vi amerò sempre, finché mi struggerà una donna bella, finché le fiamme d’amore divoreranno il mio petto, finché con me staranno sia le lacrime che i lamenti.