Ambasceria dei Germani a Cesare

Re frumentaria comparata equitibusque delectis iter in ea loca facere coepit, quibus in locis esse Germanos audiebat. A quibus cum paucorum dierum iter abesset, legati ab his venerunt. Quorum haec fuit oratio: Germanos neque priores populo Romano bellum inferreneque tamen recusare, si lacessantur, quin armis contendant, quod Germanorum consuetudo haec sit a maioribus tradita, quicumque bellum inferant, resistere neque deprecari. Haec tamen dicere: venisse invitos, eiectos domo; si suam gratiam Romani velint, (se) posse iis utiles esse amicos; vel sibi agros attribuant, vel patiantur eos tenere quos armis possederint; sese unis Suebis concedere, quibus ne di quidem immortales pares esse possint; reliquum quidem in terris esse neminem quem non superare possint.

Nexus – Pag.218 n.3 – Cesare

Procuratosi le provviste di grano e arruolati i cavalieri, (Cesare) cominciò la marcia in direzione dei luoghi in cui si diceva ci fossero i Germani. Quando distava da loro soltanto poche giornate, arrivarono degli ambasciatori da parte loro. Essi tennero un discorso di questo tipo: i Germani non prendevano l’iniziativa di una guerra contro Roma, ma non si tiravano indietro da un conflitto armato se li si provocava, perché era usanza dei Germani, tramandata dagli avi, chiunque fosse l’aggressore, di opporre resistenza e di non implorare (la pace). Per altro dichiaravano che erano giunti (in quei luoghi) non per libera scelta ma perché scacciati dalle loro sedi; se i Romani volevano un buon rapporto con loro, potevano essere per loro degli amici utili. Che assegnassero loro delle terre coltivabili o che concedessero loro di tenere quelle che si erano prese con le armi. Loro cedevano solo davanti ai Suebi, a pari dei quali non potevano stare neanche gli dei. Per il resto al mondo non c’era nessuno che essi non potessero sconfiggere.