Amore e Psiche (sesta parte) (Apuleio)

Postero die Venus, Psyche vocata, superbis verbis sic imperavit: «Vide, Psyche, illud nemus! Oves ibi nitentes aurique colore florentes vagantur. Eorum pretiosi velleris floccum quoquo modo tonde et mihi confestim trade!» Tum Psyche ad flumen perrexit ut morte requiem malorum haberet. Sed in fluminis ripa viridis harundo sic ei insusurravit: «Psyche, te oro ne tua miserrima morte sanctas aquas meas polluas. Ego, consilio te adiuvabo: hac hora, dum sol flagrat, oves rabidae esse solent et cornu acuto, fronte saxea et venenatis morsibus in mortales saeviunt. Quamobrem sub illa procerissima platano late! Sed cum, sedato calore et mitigata furia, oves laxaverint animum, percussis frondibus attigui nemoris, lanosum aurum reperies quod passim stirpibus haeret». Itaque Psyche, observatis omnibus consiliis benignae harundinis, sine ullo periculo aurei velleris congeriem Veneri reportavit.

Apuleio

Il giorno dopo Venere, chiamata Psiche, così le ordinò con parole sdegnose: “Guarda, Psiche, quel bosco! Là vagano delle pecore floride e brillanti per il colore dell’oro. Taglia in qualunque modo un fiocco del loro prezioso vello e consegnamelo immediatamente!”. Allora Psiche si diresse al fiume per trovar pace dai suoi mali con la morte. Ma sulla riva del fiume una verde canna in tal modo le bisbigliò: “Psiche, ti prego di non contaminare le mie acque sacre con la tua infelicissima morte. Io ti aiuterò con un consiglio: a quest’ora, finché il sole è ardente, le pecore sono solite essere feroci e si accaniscono contro i mortali col corno aguzzo, con la fronte di marmo e con morsi velenosi. Per cui nasconditi sotto quell’altissimo platano! Ma quando, cessato il calore e placato il furore, le pecore si riposeranno, tu, dopo aver battuto il fogliame del vicino bosco, troverai l’oro lanoso che resta attaccato ai rami da tutte le parti”. E così Psiche, osservati tutti i suggerimenti della benigna canna, senza alcun pericolo riportò a Venere un mucchio di velli d’oro.