Amore e Psiche (settima parte) (Apuleio)

Iuppiter iubet Mercurium deos omnes ad contionem protinus convocare ac eis sic enuntiat: «Amor Psychem elegit: igitur eam teneat et semper suo amore perfruatur». Et ad Venerem: «Et tu, filia, – inquit – progeniem mortalem ne timeas» et ilico Psychem in caelum perduci iubet. Et porrecto ambrosiae poculo: «Sume, – inquit – Psyche, et immortalis eris: istae nuptiae erunt perpetuae». Et cena nuptialis statim inita est: Amor accumbebat, Psychem gremio suo complexus, sic Iuppiter cum Iunone sua ac omnes dei. Tunc poculum nectaris, quod vinum deorum est, lovi et ceteris deis Liber ministrabat, Vulcanus cenam coquebat, Horae rosis et ceteris floribus purpurabant omnia, Gratiae spargebant balsama, Musae voce canora personabant, Apollo cantabat, Satyrus tibias inflabat, Venus magna cum venustate saltabat. Sic Psyche et Amor rite in matrimonium se iunxerunt et cum praegnationis dies transierunt illis nata est filia, quam Voluptatem nominamus.

Apuleio

Giove ordinò a Mercurio di convocare immediatamente in adunanza tutti gli dei e a loro parlò in questo modo: “Amore ha scelto Psiche: quindi la tenga e goda sempre del suo amore”. E a Venere: “E tu, figlia, -disse – non temere una discendenza mortale” e subito ordinò di condurre Psiche in cielo. E dopo averle porto una coppa di ambrosia: “Prendi Psiche, – disse – e sarai immortale: queste nozze saranno eterne”. E all’istante s’iniziò il pranzo nuziale: era disteso presso la tavola Amore, che aveva abbracciato al suo cuore Psiche, così Giove con la sua Giunone e tutti gli dei. Allora Libero serviva una coppa di nettare, che è il vino degli dei, a Giove e agli altri dei, Vulcano cucinava il pranzo, le Ore imporporavano ogni cosa con le rose e altri fiori, le Grazie spargevano balsami, le Muse si facevano sentire con la loro voce melodiosa, Apollo cantava, Satiro suonava il flauto, Venere danzava con squisita grazia. Così Psiche e Amore si unirono in matrimonio con le dovute cerimonie e quando passarono i giorni della gravidanza nacque loro una figlia, che chiamiamo Voluttà.