Aristeo ripopola l’alveare

Aristaeus pastor erat, valde studiosus mellifex et Eurydices nymphae assiduus sectator. Olim nympha, dum Aristaei insidias effugere temptat, super aspidem inter herbas occultam incaute pedem posuit. Anguis pedem momordit mulieremque ad Inferos demesit. Caterae nymphae comitem magnis clamoribus luxerunt et, ira motae, Aristaei apes omnino deleverunt. Aristaeus, magno dolore affectus, ad amnis ripas contendit, ubi matris sedes erat: valles et montes undique clamoribus personabant. Mater ex aquis emersit et nato nympharum piaculum apiumque examinis restitutionem indicavit. Iuxta matris consilium, pastor nympharum aras quattuor arietum totidemque ovium cruore respersit. Postquam autem nona aurora illuxit, ex ovium visceribus densa apium nubes evolavit. Ita Aristaeus apium exame restituit atque alveare renovavit.

Aristeo era un pastore, appassionato apicoltore e perseverante ammiratore della ninfa Euridice. Un giorno la ninfa, mentre cercava di sfuggire alle insidie di Aristeo, mise incautamente il piede su un serpente nascosto tra l’erba. Il serpente morse il piede e la donna fu gettata nell’inferno. Le altre ninfe compagne, piansero con gran fragore, e, spinte dalla collera, distrussero tutte le api di Aristeo. Aristeo, tormentato da un grande dolore, andò verso le rive del fiume, dove era seduta la madre; le valli e i monti da ogni luogo risuonavano i clamori. La madre emerse dalle acque e suggerì al figlio il sacrificio di espiazione delle ninfe e la ricostruzione dello sciame delle api. Secondo il consiglio della madre, il pastore sporcò l’altare delle ninfe con il sangue di quattro arieti e altrettante pecore. Dopo ciò però spuntò la nona aurora e dalle viscere delle pecore volò fuori una densa nube di api. Così Aristeo richiamò lo sciame di api e ripopolò l’alveare.