Barbara uccisione dell’imperatore Vitellio

Vitellio nuntiatum est per exploratorem milites Vespasiani ad regiam appropinquare. Continuo igitur, abstrusus gestatoria sella, cum duobus solis comitibus, pistore et coco, Aventinum et paternam domum clam petit ut inde in Campaniam fugeret. Mox, cum levis et incertus rumor per urbem manasset pacem impetratam esse, se in Palatium referri passus est. Ibi, cum deserta omnia loca repperisset, quia etiam qui simul cum eo erant dilabebantur, zona se aureorum nummorum plena cicumdedit confugitque in cellulam ianitoris, religato pro foribus cane, et lectum ac culcitam ad fores obiecit ut impedimento essent. Irruperant in eius domum iam victoris agminis antecessores. Ab his extractus e latebra, mendacio elusit sciscitantes quis esset et ubi Vitellius lateret. Deinde agnitus, relegatis post terga manibus, iniecto cervici laqueo, in forum tractus est iner magna rerum verborumque ludibria per totum Viae Sacrae spatium. Tandem apud Gemonias minutissimis ictibus excarnificatus atque confectus est et inde unco tractus in Tiberim.

Ad Limina (2) – Pag.135

Fu riferito a Vitellio, per mezzo di una spia, che i soldati di Vespasiano si avvicinavano alla reggia. Dunque immediatamente, nascosto in una portantina, con due soli compagni, un fornaio e un cuoco, si diresse di nascosto verso la casa paterna sull’Aventino per fuggire da lì in Campania. Subito dopo, essendosi diffuso per la città un lieve e vago rumore ed essendo poi tornata la quiete, consentì di essere riportato nella reggia. Lì, avendo trovato tutti i luoghi deserti, poiché anche coloro che erano insieme a lui erano scomparsi, indossò una cintura piena di monete d’oro e si rifugiò nella camera del guardiano, legato un cane all’ingresso, pose davanti alla porta il letto e il materasso affinché fossero d’ostacolo. Nella sua casa avevano già fatto irruzione gli esploratori dell’esercito del vincitore. Tirato da questi fuori dal nascondiglio, ingannò con una menzogna coloro che chiedevano chi fosse e dove si nascondesse Vitellio. Poi, riconosciuto, legate le mani dietro la schiena, posto un laccio attorno al collo, fu trascinato nel foro tra gli scherni per tutto il tratto della Via Sacra. Infine presso le Gemonie fu straziato e stremato con piccolissimi colpi e da lì trascinato nel Tevere con un uncino.