Battaglia navale tra Cesariani e Marsigliesi

Massilienses nacti idoneum ventum ex portu exeunt et Tauroenta, quod est castellum Massiliensium, ad Nasidium, qui ab Cn. Pompeio cum classe navium sedecim Massiliensibus subsidio missus erat, perveniunt, ibique naves expediunt rursusque se ad confligendum animo confirmant et consilia communicant. Dextra pars attribuitur Massiliensibus, sinistra Nasidio. Eodem Brutus contendit aucto navium numero. Commisso proelio, Massiliensibus res nulla ad virtutem defuit, sed memores eorum praeceptorum, quae paulo ante ab suis acceperant, animo apromptoque decertabant. Simul ex minoribus navibus magna vis emînus missa telorum multa nostris de improviso imprudentibus atque impeditis vulnera inferebant. Diductis nostris paulatim navibus, et artificio gubernatorum et mobilitati navium locus dabatur, et si quando nostri, facultatem nacti, ferreis minibus iniectis, navem religaverant, Massilienses undique suis laborantibus succurrebant. Neque vero comminus pugnando deficiebant neque multum cedebant virtute nostris. Sed Nasidianae naves nulli usui fuerunt celeriterque pugna excesserunt: non enim has aut conspectus patriae aut propinquorum praecepta ad extremum vitae periculum adire cogebant. Itaque ex eo numero navium nulla desiderata est; ex Massiliensium classe quinque sunt depressae, quattuor captae, una cum Nasidianis profugit; quae omnes citeriorem Hispaniam petiverunt.

Maiorum Lingua C

I Marsigliesi, avendo incontrato il vento adatto, uscirono dal porto e giunsero a Tauroenta, che era la loro fortezza, fino a Nasidio, il quale era stato inviato da Pompeo in aiuto dei Marsigliesi con una flotta di sedici navi: lì liberarono le navi e di nuovo si incoraggiarono a combattere e condivisero le decisioni. La parte destra fu attribuita ai Marsigliesi, la sinistra a Nasidio. Allo stesso modo Bruto cercò di ottenere il numero accresciuto delle navi. Iniziata la battaglia, ai Marsigliesi non mancò nulla per dimostrare il proprio valore, ma, memori delle loro disposizioni che avevano ricevuto poco prima dai loro capi, lottavano alacremente e prontamente. Contemporaneamente, fu scagliato in alto dalle navi più piccole un grande numero di lance, che provocava ferite tra i nostri, i quali improvvisamente divennero incauti e ostacolati. Separate a poco a poco le nostre navi, si trovava spazio grazie all’abilità dei timonieri e al movimento delle navi, e se qualche volta i nostri, una volta trovata la possibilità, gettati gli uncini, avevano legato le navi, i Marsigliesi da ogni parte soccorrevano i loro uomini che si affaticavano. Combattendo da vicino non demordevano, né erano molto inferiori in valore ai nostri. Ma le navi di Nasidio non servirono a nulla e rapidamente uscirono dallo scontro; né la vista della patria, né gli insegnamenti dei vicini costringeva le navi ad affrontare un rischio mortale. Pertanto da quel numero di navi nessuna fu rimpianta; della flotta dei Marsigliesi cinque navi furono affondate, quattro catturate, una fuggì con quelle di Nasidio; tutte queste si recarono verso la Spagna Citeriore.