Cesare a Roma dopo il Rubicone

His rebus confectis Caesar ut reliquum tempus a labore intermitteretur milites in proxima municipia deducit; ipse ad urbem proficiscitur. Coacto senatu iniurias inimicorum commemorat. Docet se nullum extraordinarium honorem appetisse sed exspectato legitimo tempore consulatus eo fuisse contentum quod omnibus civibus pateret. Latum ab X tribunis plebis contradicentibus inimicis Catone vero acerrime repugnante et pristina consuetudine dicendi mora dies extrahente ut sui ratio absentis haberetur ipso consule Pompeio ; qui si improbasset cur ferri passus esset? Si probasset cur se uti populi beneficio prohibuisset? Patientiam proponit suam cum de exercitibus dimittendis ultro postulavisset; in quo iacturam dignitatis atque honoris ipse facturus esset.

Esperienze di traduzione – Pag.338 n.6

Terminate queste cose Cesare volendo usare il tempo che gli rimaneva per fare riposare (i soldati) dal lavoro li conduce nei municipi più vicini; egli parte verso Roma. Convocato il senato espone le ingiurie arrecategli dagli avversari. Dichiara di non avere cercato nessun potere illegittimo ma dopo avere atteso il tempo stabilito dalla legge per il consolato di essere stato pago di questa carica che era concessa a tutti i cittadini. Ricorda che nonostante l’opposizione dei suoi avversari e la resistenza violentissima di Catone il quale secondo una sua antica abitudine guadagnava giorni e giorni tirando per le lunghe con i suoi discorsi al tempo del consolato di Pompeo era stato proposto da dieci tribuni che si tenesse conto della sua candidatura pur se egli era assente: se Pompeo non l’approvava (la proposta) perché avrebbe permesso che essa venisse presentata? E se era favorevole perché avrebbe impedito che egli si servisse di tale beneficio voluto dal popolo? Fa notare la sua tolleranza avendo egli per primo chiesto il congedo degli eserciti mostrandosi con tale proposta disposto a perdere dignità e onore.