Cesare e gli elefanti

Mirifice hostium levis armatura anxium exercitum nostrum atque sollicitum habebat, quia legionarium militem defatigabat propter velocitatem. Qua re Caesar vehementer commovebatur, quod quotienscumque proelium erat commissum, equitatu suo sine legionario milite hostium equitatui levique armaturae eorum nullo modo par esse poterat. Accedebat etiam haec causa quod elephantorum magnitudo multitudoque militum animos detinebat in terrore. Cui uni rei tamen invenerat remedium. Namque elephantos ex Italia transportari iusserat, quos et miles novisset speciemque et virtutem bestiae cognosceret, et cui parti corporis eius telum facile adigi posset, ornatusque ac loricatus cum esset elephans, quae pars corporis eius sine tegmine nuda relinqueretur, ut eo tela conicerentur; praeterea ut iumenta bestiarum odorem stridorem speciem consuetudine capta earum non reformidarent.

Cesare

L’armatura straordinariamente leggera dei nemici rendeva il nostro esercito inquieto e preoccupato, poiché per la rapidità sfiniva la fanteria della legione. Per questo Cesare era molto turbato, poiché ogni volta che si era attaccata battaglia, in nessun modo con la sua cavalleria senza la fanteria della legione poteva essere pari alla cavalleria dei nemici e ai loro soldati armati alla leggera. Si aggiungeva anche questo motivo, che la grandezza e il gran numero degli elefanti teneva nel terrore gli animi dei soldati. Tuttavia aveva trovato un rimedio a quest’unico problema. E infatti aveva ordinato che dall’Italia si trasportassero elefanti, perché i soldati conoscessero l’aspetto e l’indole dell’animale e in quale parte del corpo si potesse facilmente colpirli con giavellotti, e quando l’elefante fosse stato bardato e armato, quale parte del suo corpo si lasciasse nuda, senza protezione, affinché in quel punto si scagliassero i giavellotti; inoltre affinché i giumenti non temessero l’odore, il barrito, l’aspetto delle bestie una volta presa l’abitudine.