Cesare perdona i ribelli

Cognito eius adventu, Acco, qui princeps eius consilii fuerat, iubet in oppida multitudinem convenire. Tamen priusquam id efficiebatur, nuntiatur Romanos adventare. Necessario sententia desistunt legatosque supplicatum ad Caesarm mittunt; adeunt (ind. pres. att. di adeo, -is, -ivi, -itum, -ire) per Haeduos et libenter Caesar petentibus Haeduis dat veniam excusationemque accipit, quod aestivum tempus instanti bello, non quaestioni utile esse putababt. Iubet obsides centum («cento») dari Haeduis. Etiam Carnutes legatos obsidesque mittunt, habentes deprecatores Remos, quorum in clientela erant; eadem responsa ferunt (ind. pres. att. di fero, fers, tuli, latum, ferre). Peragit concilium Caesar equitesque imperat civitatibus. Hac parte Galliae pacata, totus et mente et animo in bellum Treverorum et Ambiorigis insistit.

Cesare

Saputo del suo arrivo, Accone, che era stato l’autore di quel piano, ordina che la popolazione si raduni nelle città. Tuttavia, prima che ciò fosse ultimato, viene annunciato che i Romani si avvicinano. Inevitabilmente cambiano parere e mandano luogotenenti a Cesare per supplicarlo; ci vanno attraverso i territori degli Edui e Cesare concede volentieri il perdono agli Edui che lo chiedono e accoglie le scuse, poiché riteneva che la stagione estiva fosse utile per una guerra imminente, non per un processo. Ordina che agli Edui vengano dati cento ostaggi. Anche i Carnuti mandano ambasciatori e ostaggi, avendo come mediatori i Remi, dei quali erano nella clientela; ottengono le medesime risposte. Cesare termina il concilio e ordina cavalieri alle popolazioni. Pacificata questa zona della Gallia, si dedica interamente, e con la mente e con l’animo, alla guerra contro i Treviri e contro Ambiorige.