Chi è veramente ricco?

Non esse cupidum pecunia est, non esse emacem vectigal est; contentum vero suis rebus esse maximae sunt certissimaeque divitiae. Etenim si prata et areas magno aestimamus, quod ei generi possessionum minime noceri potest, quanti est aestimanda virtus, quae nec eripi nec subripi potest neque naufragio neque incendio amittitur nec temporum perturbatione mutatur! Qui virtute praediti sunt, soli sunt divites; soli enim possident res et fructuosas et sempiternas solique contenti sunt rebus suis; satis enim esse putant, quod est; nihil adpetunt, nulla re egent, nihil sibi deesse sentiunt, nihil requirunt; improbi autem et avari, quoniam incertas atque in casu positas possessiones habent et plus semper adpetunt, non modo non copiosi ac divites, sed etiam inopes ac pauperes existimandi sunt.

A scuola di latino – Pag.61 n.138 – Cicerone

Non essere avido è ricchezza, non essere spendaccione è una rendita; in vero essere felice delle proprie cose è una grandissima e sicurissima ricchezza. Infatti se stimiamo molto prati e distese, cosa che non può per nulla essere di danno a quel genere di possedimenti, quanto bisogna stimare la virtù, che non può essere rubata né sottratta né si perde per un naufragio o un incendio né cambia per un mutamento dei tempi! Coloro che sono dotati di virtù, loro soltanto sono ricchi; soltanto loro infatti possiedono beni sia fruttuosi sia eterni e loro soltanto sono felici del proprio; pensano infatti che sia abbastanza quel che c’è; non aspirano a nulla, non hanno bisogno di nulla, capiscono che nulla viene meno, nulla cercano; i disonesti e gli avidi, poiché hanno possedimenti incerti e affidati al caso e desiderano sempre di più, non solo non si devono considerare agiati e ricchi, ma anzi indigenti e poveri.