Cicerone esalta la funzione della poesia consolatrice

Quaesiverit quispiam a nobis cur tantopere hoc Archia poeta delectemur. Quia suppeditat nobis ubi animus ex forensi strepitu reficiatur et aures, convicio defessae, conquiescant. Hunc ego ergo non diligam? non admirer? nam a summis hominibus eruditissimisque accepimus ceterarum rerum studia doctrina et arte constare, poetam natura ipsa valere et mentis viribus excitari et quasi divino quodam spiritu inflari. Quare suo iure noster ille Ennius sanctos appellat poetas, quasi deorum aliquo dono nobis commendatos. Saxa et solitudines poetarum voci respondent, bestiae saepe immanes cantu flectuntur atque consistunt: nos, instituti rebus optimis, non poetarum voce moveamur? Homerum Colophonii civem esse dicunt suum; Chii suum vindicant; Salaminii repetunt; Smyrnaei vero suum esse confirmant. Ergo illi alienum hominem, quia poeta fuit, post mortem etiam expetunt, nos func poetam vivum repudiemus? Plura de Archia et de poetarum divina natura dicerem, sed hoc satis esse puto pro humanitate vestra.

Ad Limina (2) – Pag.203 n.3

Qualcuno mi chiederà perché io tenga tanto a al poeta Archia. Perché mi basta lui quando sia l’animo ha bisogno di essere ricreato dallo strepito del foro sia le orecchie, stanche dal chiasso, hanno bisogno di riposo. Non dovrei pertanto apprezzarlo, non dovrei ammirarlo? Infatti abbiamo imparato da sommi ed eruditissimi uomini che gli studi delle altre discipline consistono nella cultura, negli insegnamenti e nell’esercizio, che un poeta è vigoroso per la sua stessa natura, è ispirato dalle forze della mente ed è come animato da una sorta di spirito divino. Per questo a pieno diritto il nostro celebre Ennio definisce sacri i poeti, come se ci fossero stati affidati come dono degli dei. Le montagne e i deserti rispondono alla voce dei poeti, le belve più feroci spesso si placano e si fermano con una poesia; noi, educati da ottime cose, non dovremmo essere impressionati dalla voce dei poeti? I Colofonii dicono che Omero era loro concittadino, gli abitanti di Chio lo rivendicano come loro, i Salaminii lo reclamano, gli abitanti di Smirne assicurano che, in verità, era un loro compaesano. Dunque quelli reclamano uno straniero, per il semplice fatto che fu un poeta, anche dopo la morte; e noi rifiuteremo questo poeta che è vivo e già ci appartiene? Avrei detto più cose su Archia e sulla natura divina dei poeti, ma penso che questo sia sufficiente per la vostra cultura.