Cicerone ricorda Arpino, il suo paese natio

Haec est mea et fratris mei patria. Hinc enim orti stirpe antiquissima sumus, hic genus, hic maiorum multa vestigia (sunt). Quid plura? Hanc vides villam ut nunc est, lautius aedificatam a patre nostro, qui cum esset infirma valetudine, hic fere aetatem egit in litteris. Sed hoc ipso in loco, cum avus vivêret et, antiquo more, parva esset villa, me scito esse natum. Quare inest nescio quid et latet in animo ac sensu meo, quo me multo plus aequo hic locus fortasse delectat, nec sine causa, si quidem etiam ille sapientissimus vir, Ithacam ut videret, immortali tatem dicitur repudiasse (= repudiavisse).

Maiorum Lingua C

Questa è la patria mia e di mio fratello. Da qui siamo nati da una stirpe antichissima, qui è la mia famiglia, qui le tracce di molti miei antenati. Che dire di più? Guarda questa villa come ora è, è stata costruita alquanto elegantemente da nostro padre, il quale, quando aveva la salute malferma, visse generalmente qui tra le lettere. Ma sappi che io sono nato proprio in questa zona, quando viveva un mio antenato e, secondo il costume antico, la villa era piccola. Perciò non c’è un so che e mi sfugge nel cuore e nei sensi, per cui questo luogo forse mi diletta più del giusto, e non senza ragione, se è vero che persino quell’uomo astutissimo, per vedere Itaca, si dice abbia rifiutato l’immortalità.