Come l’acqua e il fuoco

Romani antiqui appellabant gladiatorem “retiarium” ab armaturae genere. In ludo gladiatorio retiarius contra alterum pugnatorem portabat occulte recte: reti operiebat adversarium et tridente, ut Neptunus, eum («lo», acc.) superabat. Alterum gladiatorem appellabant “secutorem”, quia insequebatur («inseguiva») retiarium. Gestabat enim cuspidem et massam plumbeam, quae («che», nom.) adversarii rete impediebat. Secutoris armatura sacrata erat Vulcano, ignis patrono, ideoque cum retiario componebatur, quia ignis et aqua semper inimici sunt.

Isidoro di Siviglia

Gli antichi Romani chiamavano il gladiatore “reziario” dal tipo di armatura. Nello spettacolo gladiatorio il reziario portava di nascosto la rete contro l’altro combattente: copriva con la rete l’avversario e con il tridente, come Nettuno, lo sconfiggeva. Chiamavano l’altro gladiatore “secutore”, poiché inseguiva il reziario. Portava infatti una lancia e una massa di piombo, che ostacolava la rete dell’avversario. L’armatura del secutore era consacrata a Vulcano, protettore del fuoco, e per questo era appaiato con il reziario, poiché il fuoco e l’acqua sono sempre nemici.