Così Verre amministrava la giustizia

Ut mos fuit Bithyniae regibus, iste lectica ferebatur, in qua pulvïnus erat perlucidus rosarum foliis fartus. Ipse autem coronam habebat unam in capite, alteram in collo reticulumque ad nares sibi admovebat tenuissimo lino, minutis maculis, plenum rosarum. Sic confecto itinere, cum ad aliquod oppidum venerat, eädem lectica usque in cubiculum deferebatur. Eo veniebant Siculorum magistratus, veniebant equites Romani, quod ex multis testibus, iudices, audistis (= audivistis). Controversiae secreto deferebantur, paulo post palam decreta auferebantur. Deinde, ubi paulisper in cubiculo pretio, non aequitate, iura discripserat, Veneri et Libero reliquum tempus dabat.

Maiorum Lingua C

Come era usanza dei re della Bitinia, costui era trasportato su una lettiga, nella quale c’era un cuscino lucidissimo pieno di petali di rose. Egli stesso, del resto, aveva una corona sulla testa, ne applicava un’altra sul collo e una reticella sul naso piena di sottilissimo lino, a piccole macchie, piena di rose. Compiuto così il tragitto, quando era venuto ad una città, veniva trasportato sulla medesima lettiga sino alla camera da letto. Là giungevano i magistrati siciliani, i cavalieri romani (cosa che voi, giudici, avete sentito da molti testimoni). In segreto gli venivano riferite le liti, poco dopo si prendevano apertamente delle decisioni. Infine, non appena aveva attribuito ragione o torto nella sua camera facendosi pagare, non certo non giustizia, dedicava il resto del tempo a Venere e a Bacco.