Crasso in Aquitania sbaraglia i nemici

Eodem fere tempore P. Crassus, cum in Aquitaniam pervenisset, cum intellegeret in illis locis sibi bellum gerendum, non mediocrem sibi diligentiam adhibendam intellegebat. Itaque re rumentaria provisa, auxiliis equitatuque comparato, multis praeterea viris fortibus Tolosa et Carcasone et Narbone, quae sunt civitates Galliae provinciae initimae his regionibus, nominatim evocatis in Sotiatium ines exercitum introduxit. Cuius adventu cognito Sotiates magnis copiis coactis primum equestre proelium commiserunt, deinde equitatu suo pulso atque insequentibus nostris subito pedestres copias, quas in convalle in insidiis conlocaverant, ostenderunt. Hi nostros disiectos adorti proelium renovaverunt. Pugnatum est diu atque acriter, cum Sotiates superioribus victoriis reti in sua virtute totius Aquitaniae salutem ponendam esse putarent, nostri autem, quid sine imperatore et sine reliquis legionibus adulescentulo duce eicere possent, perspici cuperent. Tandem confecto vulneribus hosti terga vertenda fuerunt. Quorum magno numero interfecto Crassus ex itinere oppidum Sotiatium oppugnare coepit. Quibus fortiter resistentibus vineas turresque egit. Illi alias eruptione temptata, alias cuniculis ad aggerem vineasque actis, ubi diligentia nostrorum nihil his rebus proici posse et sibi pacem petendam esse intellexerunt, legatos ad Crassum mittunt ad deditionem agendam.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.395 n.25 – Cesare

Quasi allo stesso tempo P. Crasso, essendo giunto in Aquitania, capendo di dover combattere la guerra in quei luoghi, si rendeva conto di dover adoperare non poca prudenza. E così, dopo aver predisposto i viveri, preparato le truppe ausiliarie e la cavalleria, richiamato inoltre individualmente molti uomini valorosi da Tolosa, Carcasone e Narbona, che sono città della provincia della Gallia limitrofe a queste regioni, introdusse l’esercito nei territori dei Soziati. Venuti a conoscenza del suo arrivo, i Soziati, radunate grandi truppe, intrapresero in un primo momento un combattimento equestre, poi, essendo stata respinta la loro cavalleria e inseguendoli i nostri, esposero all’improvviso la fanteria, che avevano posto in una convalle in un’imboscata. Questi rinnovarono il combattimento dopo aver aggredito i nostri, che si erano dispersi. Si combatté a lungo e duramente, poiché i Soziati, confidando nelle vittorie precedenti, ritenevano che la salvezza dell’Aquitania dovesse essere posta nel loro valore, mentre i nostri volevano che si vedesse cosa potessero ottenere senza un generale e senza le altre legioni con un comandante giovincello. Alla fine, essendo stati i nemici fiaccati dai colpi, dovettero ritirarsi (=voltare le spalle). Dopo averne uccisi un gran numero, Crasso iniziò dalla marcia ad assediare la città sei Soziati. Mentre essi resistevano con forza, fece avanzare le torri e le vinee. Quelli, tentata una sortita da una parte, scavati dei cunicoli presso il terrapieno e le vinee dall’altra, quando capirono che per l’attenzione dei nostri niente poteva essere ricavato da questi tentativi e che doveva essere chiesta la pace, mandano luogotenenti da Crasso per trattare la resa.