Da una sortita di topi l’origine di Troia

Narrant vetustissimam urbem, quae postea Troia appellata est, a quodam Scamandro conditam esse, qui ob annonam gravissimam Cretam insulam reliquerat. Cum suis gentibus profectus ut novas sedes quaereret, ab Apolline singolare monitum accepisse videtur: nam deus patefecit Scamandrum tum novam patriam inventurum esse, cum noctu terrae filii eundem aggressuri essent. Post longum iter, in Phrygiam Scarnander pervenit, in qua castra posuit apud flumen quod in magna planitie fluebat. Hic nocturno tempore accidit ut arcuum nervi et armorum lora a muribus corroderentur. Tum Cretensium dux hos mures filios terrae esse putavit. Qua re omnibus profugis visum est apud Idam montem novae urbis fundamenta ponere. Praeterea milites per aliquot dies mures necare vetiti sunt.

Si narra che quell’antichissima città, che in seguito venne chiamata Troia, fu fondata da un certo Scamandro, il quale aveva abbandonato l’isola di Creta in seguito ad una terribile carestia. Partito insieme alla sua gente alla ricerca di nuove zone da popolare, ricevette – a quanto pare – un singolare vaticinio da Apollo: il dio, infatti, profetizzò che Scamandro avrebbe trovato una nuova patria, allorquando, durante la notte, i figli della terra l’avrebbero aggredito. Dopo un lungo peregrinare, Scamandro giunse in Frigia: in quella regione, s’accampò nei pressi di un fiume che scorreva in una vasta zona pianeggiante. Accadde, quindi, che – durante la notte – le corde degli archi e le parti in cuoio delle armi vennero rosicate dai topi. Al che, il condottiero dei Cretesi capì che per “figli della terra” s’intendessero (appunto) i topi. Per la qual cosa, a tutti i profughi parve chiaro di (dover) costruire le fondamenta della nuova città nei pressi del monte Ida. Inoltre, per un certo numero di giorni, ai soldati fu proibito di uccidere i topi.