De musca et mula

Musca in plaustri temone stabat et sic mulam increpabat: «Nimis tarda es! Cur citius (più velo cemente) non procedis? Attende! Tibi (ti, a te) collum aculeo meo pungam!». Respondit mula: «Verbis tuis non terreor! Valde autem timeo lentum flagellum viri qui (che) plaustrum ducit et meum incessum (andatura, ogg.) temperat. Quapropter frivolam insolentiam tuam depone!». Fabula merito (avv.) deridetur qui (colui che), sine facultate, vanas minas exercet.

Una mosca stava sul timone di un carro e sgridava così la mula: «Sei troppo lenta! Perché non cammini più velocemente? Attenta! Ti pungerò il collo con il mio pungiglione!». La mula risposa: «Non sono spaventata dalle tue parole! Invece temo molto la dura sferza dell’uomo che guida il carro e regola la mia andatura. Per cui rinuncia alla tua vana arroganza!». Dalla favole è giustamente deriso colui che, senza capacità, dà sfogo a vane minacce.