Dedalo e Icaro

Cum ob civium suorum invidiam Daedalus, peritus faber, Athenis migravisset et in insula Creta apud tyrannum Minoem exsularet, tyranno ob beneficium gratus, Labyrinthum aedificavit, molem mirae magnitudinis, ubi innumerae viae et semitae infinito et inextricabili errorum flexu exitum impediebant. Ibi captivos damantosque tamquam in carcerem Minos includebat. Sed post aliquantum temporis, cum iussa tyrann violavisset Daedalus, Minos eum quoque in Labyrinthum cum filio Icaro inclusit et custodes posuit ut dies et noctes vigilarent ne ullo modo effugerent. Cum puer fleret, pater rationem excogitabat ut ex carcere cum nato suo evaderet libertatemque recuperaret. Tandem callidum artificium invenit: in ordine pennas posuit ac lino et ceris adligavit, ut alas componeret. Tum, cum alas suis filiisque umeris aptavisset, ex carcere cum Icaro in caelum tamquam ales evolavit. Daedalus filio suo haec praecepta tradidit: «In medio limite curre, Icare, ne unda gravet pennas si demissus volabis, ne, si celsus, ignis adurat; me duce carpe viam!». Sed puer, audacis volatus gaudio motus, deseruit ducem et altius («più in alto») iter egit. Vicinia solis ceras, pennarum vincula, ita mollivit ut Icarus brevi pennis caruerit atque nudos lacertos quassaverit.

Poiché Dedalo, abile fabbro, a causa della malevolenza dei suoi concittadini, era emigrato da Atene e viveva esule sull’isola di Creta presso il tiranno Minosse, grato al tiranno per il beneficio, costruì il Labirinto, costruzione di straordinaria grandezza, dove innumerevoli vie e vicoli con un infinito ed inestricabile giro impedivano l’uscita. Là Minosse rinchiudeva i prigionieri ed i condannati come in un carcere. Ma dopo un certo tempo, avendo Dedalo violato gli ordini del tiranno, Minosse rinchiuse anche lui con il figlio Icaro nel Labirinto e mise delle sentinelle perché facessero la guardia di giorno e di notte, affinché non fuggissero in nessuna maniera. Poiché il fanciullo piangeva, il padre cercava il modo di evadere dal carcere con suo figlio e recuperare la libertà. Infine trovò un astutissimo trucco: mise in fila delle penne e le legò con cera e lino, per creare delle ali. Quindi, dopo che ebbe applicato le ali alle spalle sue e del figlio, volò via in cielo dal carcere con Icaro, come uccelli. Dedalo fece a suo figlio queste raccomandazioni: «Procedi a media altezza, Icaro, affinché un’onda non appesantisca le ali se volerai troppo basso né, se troppo alto, il sole le bruci; prendi il volo seguendomi [lett. prendi il volo essendo io guida]!». Ma il ragazzo, spinto dalla gioia dell’audace volo, abbandonò la guida e tenne una rotta più alta. La vicinanza del sole rammollì a tal punto le cere, legame delle penne, che in breve Icaro fu privo di penne e sbatté le braccia nude.