Due esempi di forza d’animo

Immemorem me propositi mei Cloelia facit, paene eadem enim tempestate, certe adversus eundem hostem et in eodem Tiberi inclytum ausa facinus: inter ceteras enim virgines obses Porsennae data hostium nocturno tempore custodiam egressa equum conscendit celerique traiectu fluminis non solum obsidio se, sed etiam metu patriam solvit, viris puella lumen virtutis praeferendo. Redeo nunc ad Romulum, qui ab Acrone Caeninensium rege ad dimicandum provocatus, quamquam et numero et fortitudine militum superiorem se crederet, tutiusque erat toto cum exercitu quam solum in aciem descendere, sua potissimum dextera omen victoriae corripuit. Nec incepto eius fortuna defuit: occiso enim Acrone fusisque hostibus opima de eo spolia Iovi Feretrio retulit. Hactenus istud, quia publica religione consecrata virtus nulla privata laudatione indiget.

Esperienze di traduzione – Pag.183 n.3 – Valerio Massimo

Mi rende immemore del mio divisamento Clelia, che forse nella stessa circostanza, certamente contro lo stesso nemico e nello stesso Tevere, osò un’impresa gloriosissima: data in ostaggio insieme con altre fanciulle a Porsenna, eluse la sorveglianza nemica e, montata in piena notte a cavallo e guadato velocemente il fiume, liberò non solo sé stessa dalla prigionia, ma anche la patria dal terrore, protendendo così, lei donna, la Flaccola del valore agli uomini. Torno ora a Romolo, sfidato a singolar tenzone dal re dei Ceninensi Acrone, pur sapendo di essergli superiore per numero e coraggio di soldati e sebbene fosse partito più sicuro affrontare il nemico con tutto l’esercito che da solo, preferì conquistarsi di sua mano il presagio della vittoria. E la fortuna gli fu compagna: ché, ucciso Acrone e sgominati i nemici, ne offrì a Giove Feretrio le spoglie opime. Ma di questi argomenti ora basti, perché il valore consacrato dalla pietà pubblica non ha bisogno di lodi private. Ma questo argomento basti così, perché il valore consacrato della pietà pubblica non ha bisogno di lodi private.