Elogio dell’imperatore Claudio il Gotico

Ventum est ad principem Claudium. De quo ego idcirco tacere non possum, quod alios, tumultuarios videlicet imperatores ac regulos, commemoravi eo libro de triginta tyrannis. Neque enim decet principem praeterire qui bellum Gothicum sua virtute confecit, qui manum publicis cladibus victor imposuit, qui Scipiones nobis et Camillos omnesque illos veteres suis viribus, suis consiliis, sua providentia paene reddidit. Breve illius, dementis est negare, in imperio fuit tempus. Quid enim in illo non mirabile est? Quid non conspicuum? Quid non triumphalibus vetustissimis praeferendum? In illo Traiani virtus, Antonini pietas, Augusti moderatio et magnorum principum bona sic fuerunt, ut non ille ab aliis exemplum caperet sed ipse ceteris relinqueret exemplum.

Historia Augusta

Si è giunti al principe Claudio. Per questo motivo non tacere su di lui, poiché ho menzionati gli altri, certamente imperatori improvvisati e reucci, nell’opera sui trenta tiranni. Infatti non starebbe bene tralasciare un principe che con il suo valore portò a termine la guerra Gotica, che da vincitore diede l’ultima mano alle pubbliche stragi, che con le sue forze, i suoi provvedimenti, la sua prudenza ci rese, per così dire, gli Scipioni, i Camilli e tutti quegli antichi. Il tempo di quello nell’impero, sarebbe da pazzi negarlo, fu breve. Cosa infatti in lui non è mirabile? Cosa (in lui) non è ragguardevole? Cosa da non anteporre agli antichissimi trionfatori? In lui ci fu il valore di Traiano, la devozione di Antonino, la moderazione di Augusto e le doti dei grandi principi al punto che egli non prendeva esempio dagli altri, ma egli stesso lasciava un esempio agli altri.