Emanuele Tesauro

Emanuele Tesauro nacque a Torino nel 1592. Di famiglia nobile, gesuita (entrò a 20 anni nella Compagnia di Gesù), nel 1634 lasciò l’ordine in seguito a un’aspra polemica interna, ma rimanendo sacerdote secolare.

Fu al servizio dei Savoia, dimorò alcuni anni nelle Fiandre. Morì nel 1675 a Torino. Tesauro scrisse di storia: una storia delle guerre del Piemonte contro gli Spagnoli (I Campeggiamenti, 1674), e una storia di Torino (1679) continuata poi da F.M. Ferrero. Scrisse tre volumi di Panegirici (1659-1660) sacri e profani. Sue anche alcune tragedie: Ermenegildo, Edippo, Ippolito (1661). Scrisse libri di morale (Filosofia morale, 1670). E epigrammi latini.

La sua opera più famosa è “Il cannocchiale aristotelico” (1654, edizione accresciuta nel 1670): è considerato, insieme alle “Acutezze” di Gracián, il maggior trattato del concettismo. In esso Tesauro esplora con acume e dovizia di esempi l’intera gamma del parlar figurato, cercando la spiegazione della metafora nella “Retorica” di Aristoteles, e indugiando in particolar modo sulle “argutezze” e sui “concetti predicabili” cioè sugli artifici dello stile che consentono di realizzare i princìpi e gli orientamenti della poetica barocchista: i fini del diletto e della “meraviglia”, la prospettiva illusionista, l’accumulo e lo sdoppiamento degli oggetti rappresentati.