Ennesimo voltafaccia: Alcibiade lascia gli Spartani e torna dalla parte di Atene

Cum acerrimi viri praestantem prudentiam in omnibus rebus cognoscerent, pertimuerunt, ne caritate patriae ductus aliquando ab ipsis descisceret et cum suis in gratiam rediret. Itaque tempus eius interficiundi quaerere instituerunt. Id Alcibiades diutius celari non potuit. Erat enim ea sagacitate, ut decipi non posset, praesertim cum animum attendisset ad cavendum. Itaque ad Tissaphernem, praefectum regis Darii, se contulit. Cuius cum in intimam amicitiam pervenisset et Atheniensium male gestis in Sicilia rebus opes senescere, contra Lacedaemoniorum crescere videret, initio cum Pisandro praetore, qui apud Samum exercitum habebat, per internuntios colloquitur et de reditu suo facit mentionem. Erat enim eodem, quo Alcibiades, sensu, populi potentiae non amicus et optimatium fautor. Ab hoc destitutus primum per Thrasybulum, Lyci filium, ab exercitu recipitur praetorque fit apud Samum; post suffragante Theramene populi scito restituitur parique absens imperio praeficitur simul cum Thrasybulo et Theramene.

Nexus – Pag.129 n.5 – Cornelio Nepote

Infatti conoscendo di quell’uomo tanto energico la grande intelligenza in tutte le cose, temettero che spinto dall’amor di patria, una volta o l’altra si staccasse da loro e si riconciliasse con i propri concittadini. Così cominciarono a cercar l’occasione di ucciderlo. La cosa non poté rimanere a lungo celata ad Alcibiade; aveva infatti un fiuto infallibile, soprattutto quando avesse predisposto la mente a star all’erta. Così si rifugiò da Tissaferne, satrapo del re Dario. Ne divenne intimo amico e poiché vedeva che la potenza degli Ateniesi, per l’infelice impresa di Sicilia, declinava, mentre aumentava quella degli Spartani, in un primo momento per mezzo di intermediari entra in trattativa con lo stratego Pisandro che aveva l’esercito presso Samo e accenna al suo ritorno: questi infatti era delle stesse idee politiche di Alcibiade, ostile al potere del popolo e fautore degli ottimati. Abbandonato da costui, prima grazie a Trasibulo, figlio di Lico, viene riammesso nell’esercito e ottiene un comando presso Samo, poi, coll’appoggio di Terámene, per decreto dei popolo viene riabilitato e benché assente ottiene il comando militare insieme con Trasibulo e Terámene.