Era stato Lisco a denunciare Dumnorige

Tum demum Liscus oratione Caesaris adductus quod antea tacuerat proponit: esse non nullos, quorum auctoritas apud plebem plurimum valeat, qui privatim plus possint quam ipsi magistratus. Hos seditiosa atque improba oratione multitudinem deterrere, ne frumentum conferant quod debeant: praestare, si iam principatum Galliae obtinere non possint, Gallorum quam Romanorum imperia perferre, neque dubitare [debeant] quin, si Helvetios superaverint Romani, una cum reliqua Gallia Haeduis libertatem sint erepturi. Ab isdem nostra consilia quaeque in castris gerantur hostibus enuntiari; hos a se coerceri non posse. Quin etiam, quod necessariam rem coactus Caesari enuntiarit, intellegere sese quanto id cum periculo fecerit, et ob eam causam quam diu potuerit tacuisse. Caesar hac oratione Lisci Dumnorigem Diviciaci fratrem designari sentiebat.

Nexus – Pag.218 n.4 – Cesare

Finalmente Lisco, spinto dalle parole di Cesare, rivela ciò che prima aveva taciuto: vi erano tra di loro alcuni personaggi che godevano di grande prestigio presso il popolo, i quali, da privati cittadini, avevano più terre degli stessi magistrati. Questi, con discorsi sediziosi ed iniqui, distoglievano le masse dal consegnare il frumento dovuto; dicevano che era meglio, se non potevano più ottenere il dominio della Gallia, sottostare ai Galli piuttosto che ai Romani e che i Romani, se avessero sconfitto gli Elvezi, avrebbero certamente tolto la libertà agli Edui e a tutto il resto della Gallia. I nostri piani e tutto ciò che avveniva al campo veniva da questi rivelato al nemico ed egli non poteva tenerli a freno. Anzi, poiché era stato costretto a rivelare a Cesare un fatto di tale gravità, sapeva bene quanto la cosa fosse per lui pericolosa, ed era per questo che aveva taciuto fin quando gli era stato possibile. Cesare intuiva nelle parole di Lisco una allusione a Dumnorige, fratello di Diviziaco.