Esempi di ira e di moderazione

Notus est ille tyrannicida, qui imperfecto opere comprehensus et ab Hippia tortus, ut conscios indicaret, circumstantes amicos tyranni nominavit quibusque maxime caram salutem eius sciebat; et cum ille singulos, ut nominati erant, occidi iussisset, interrogavit ecquis superesset. «Tu – inquit – solus; neminem enim alium cui carus esses reliqui». Effecit ira ut tyrannus tyrannicidae manus accommodaret et praesidia sua gladio suo caederet. Quanto animosius Alexander! Qui cum legisset epistulam matris, qua admonebatur ut a veneno Philippi medici caveret, acceptam potionem non deterritus bibit: plus sibi de amico suo credidit. Dignus fuit qui innocentem haberet, dignus qui faceret! Hoc eo magis in Alexandro laudo, quia nemo tam obnoxius irae fuit; quo rarior autem moderatio in regibus, eo laudanda magis est. Fecit hoc et C. Caesar ille, qui victoria civili clementissime usus est: cum scrinia deprendisset epistularum ad Cn. Pompeium missarum ab iis, qui videbantur aut in diversis aut in neutris fuisse partibus, combussit. Quamvis moderate soleret irasci, maluit tamen non posse; gratissimum putavit genus veniae nescire quid quisque peccasset.

Seneca

È noto quel famigerato tirannicida, che, non compiuta l’impresa, catturato e torturato da Ippia, affinché indicasse i complici, nominò gli amici del tiranno che gli stavano intorno e ai quali sapeva che era moltissimo cara la sua (=di Ippia) incolumità; e quello, dopo aver ordinato di ucciderli uno ad uno, appena erano stati nominati, gli chiese se ne fosse rimasto qualcuno. “Tu solo; – rispose – non ho infatti lasciato nessun altro a cui tu fossi caro”. L’ira fece sì che il tiranno assegnasse il compito al tirannicida e facesse uccidere con la propria spada il proprio corpo di guardia. Quanto più coraggioso fu Alessandro! Il quale, dopo aver letto la lettera della madre, con la quale veniva avvertito di stare attento al veleno del medico Filippo, non dissuaso bevve la pozione ricevuta: si fidò più di se stesso riguardo al suo amico. Fu meritevole perché lo ritenne innocente, meritevole perché lo dimostrò! E questo fatto lo lodo tanto più in Alessandro, per la ragione che nessuno fu tanto soggetto all’ira; d’altra parte quanto più rara è la moderazione nei re, tanto più deve essere lodata. Fece ciò anche il celebre Gaio Cesare, che dopo la vittoria nella guerra civile si comportò con la massima clemenza: poiché aveva preso degli scrigni di epistole inviate a Gneo Pompeo da coloro che sembravano fossero stati o nella fazione opposta o neutrali, le distrusse col fuoco. Sebbene fosse solito adirarsi in modo misurato, tuttavia preferì non sapere; ritenne il più gradito genere di perdono non sapere quale errore ciascuno avesse commesso.