Esempi intellettuali longevi e operosi

Nec tamen omnes possunt esse Scipiones aut Maximi, ut urbium expugnationes, ut pedestres navalesve pugnas, ut bella a se gesta, ut triumphos recordentur. Est etiam quiete et pure atque eleganter actae aetatis placida ac lenis senectus, qualem accepimus Platonis, qui uno et octogesimo anno scribens est mortuus, qualem Isocratis, qui eum librum, qui “Panathenaicus” inscribitur, quarto et nonagesimo anno scripsisse se dicit, vixitque quinquennium postea; cuius magister Leontinus Gorgias centum et septem complevit annos neque umquam in suo studio atque opere cessavit. Ennius equi fortis et victoris senectuti comparat suam. Annos septuaginta natus (tot enim vixit Ennius) ita patiebatur duo onera, quae maxima putantur, paupertatem et senectutem. Ille autem Caepione et Philippo iterum consulibus mortuus est, cum ego quinque et sexaginta annos natus legem Voconiam magna voce et bonis lateribus suasissem.

Cicerone

Tuttavia non tutti possono essere come gli Scipioni o i Massimi, così da ricordarsi le espugnazioni di città, le battaglie terrestri e navali, le guerre da loro condotte, i trionfi. Ma c’è anche una vecchiaia dolce e tranquilla di una vita trascorsa quietamente, onestamente e onoratamente, quale abbiamo appreso fu quella di Platone, che morì mentre scriveva a ottantuno anni, quale quella di Isocrate, che dice di aver scritto a novantaquattro anni quel libro che si intitola “Panatenaico”, e in seguito visse per cinque anni; il cui maestro Gorgia di Lentini compì centosette anni e non s’interruppe mai nel suo studio e nel suo lavoro. Ennio paragona la sua vecchiaia a quella di un cavallo forte e vincitore. Settantenne (tanto infatti visse Ennio) in tal modo sopportava i due fardelli, che sono ritenuti i più pesanti, la povertà e la vecchiaia. Egli poi morì sotto il consolato, per la seconda volta, di Filippo e Cepione, quando io all’età di sessantacinque anni avevo sostenuto a gran voce e con buoni polmoni la legge Voconia.