Folle capriccio del re Ciro

Cyrus, cum Babylona oppugnaturus festinaret, Gynden, amnem late fusum, vado transire temptavit, quod vix tutum est etiam cum ad minimum aestate deductum est. Ibi unus ex equis albis, qui trahêre regium currum solebant, abreptus a flumine vehementer commovit regem, qui iuravit se amnem illum regis comitatum auferentem eo redacturum, qui transiri calcarique etiam a feminis posset. Huc deinde omnem transtulit belli apparatum et tam diu assedit operi, donec centum et octoginta cuniculis divisum alveum in trecentos et sexaginta rivos dispergeret ac siccum relinqueret. Periit itaque et tempus, magna in magnis rebus iactura, et militum ardor, quem ille inutilis labor fregit, et occasio aggrediendi imparatos hostes, dum rex bellum indictum hosti cum flumine gerit.

Maiorum Lingua C

Ciro, affrettandosi a conquistare Babilonia, tentò di guadare il Ginde, fiume che si distende largamente, che a stento è sicuro anche quando in estate è ridotto al minimo. Lì uno dei cavalli bianchi che erano soliti trainare il cocchio del re, strappato con violenza dalla corrente del fiume, turbò il re, il quale giurò che avrebbe ridotto quel fiume che si portava via il seguito del re a tal punto che poter essere attraversato e calpestato anche dalle donne. Fece spostare qui dunque tutto l’allestimento militare e si dedicò tanto a lungo all’opera finché non disperdeva il letto diviso in 180 canali in 360 fiumiciattoli e lo lasciava asciutto. Si consumò tanto il tempo, grande dispendio in grandi imprese, quanto l’ardore dei soldati, che quell’inutile fatica aveva fiaccato, e pure il momento di attaccare i nemici impreparati, mentre il re conduceva una guerra dichiarata con il fiume come nemico.