Fuga di Pompeo

Caesar omnibus rebus relictis persequendum sibi Pompeium esse existimavit. Cotidie progrediebatur quascumque in partes ille ex fuga recepisset, ne rursus copias comparare alias et bellum renovare posset, et quantumcumque itineris equitatu efficere poterat legionemque unam minoribus itineribus subsequi iussit. Erat edictum Pompei nomine Amphipoli propositum, ut omnes eius provinciae iuniores, Graeci civesque Romani, iurandi causa convenirent. Sed existimari non poterat utrum avertendae suspicionis causa Pompeius proposuisset, ut quam diutissime longioris fugae consilium occultaret, an novis delectibus Macedoniam tenere conaretur. Ipse ad ancoram una nocte constitit et vocatis ad se Amphipoli hospitibus et pecunia ad necessarios sumptus corrogata cognitoque Caesaris adventu ex eo loco discessit et Mytilenas paucis diebus venit.

Cesare

Cesare, tralasciate tutte le cose, ritenne di dover inseguire Pompeo. Ogni giorno avanzava in qualunque luogo quello si fosse ritirato dopo la fuga, affinché non potesse procurarsi di nuovo altre truppe e ricominciare la guerra, e (avanzava) per quanto cammino poteva compiere con la cavalleria, e ordinò ad una legione di seguirlo per le vie più brevi. Ad Anfipoli era stato pubblicato un editto a nome di Pompeo, affinché tutti i giovani di quella provincia, Greci e cittadini Romani, convenissero per prestare giuramento. Ma non si poteva valutare se Pompeo l’avesse presentato per allontanare il sospetto, al fine di nascondere il più a lungo possibile la decisione di fuggire più lontano, oppure se tentasse di occupare la Macedonia con le nuove leve. Egli si fermò all’ancora una notte e, dopo aver chiamato a sè da Anfipoli gli ospiti ed aver raccolto il denaro per le spese necessarie ed esser venuto a sapere dell’arrivo di Cesare, si allontanò da quel luogo e giunse in pochi giorni a Mitilene.