Gli Orazi e i Curiazi (2)

Exsultabat et clamitabat Romanorum populus post Horatii victoriam: magno cum gaudio Horatius ab amicis excipiebatur et per vias deducebatur; denique cum adversariorum spoliis vir Romam intrabat. Forte Horatii soror, Horatia, uni e Curiatiis desponsa erat: cum igitur Horatia super fratris humeros sponsi paludamentum videt, statim flere et singultare incipit. Puellae lacrimae in tanto gaudio publico Horatii iram incendunt: itaque gladio suo puellam transfigit et occidit, dum increpat: «Ad sponsum propera: nam nullam patriae, nullam germanorum curam habes!». Vituperabat populos Horatium, et in iudicium rapiebat; tamen Horatii pater clementiam petebat, et Curiatiorum spolia, animi filii sui testimonia, populo monstrabat. Postremo, paternis verbis lacrimisque Horatius poenam vitat.

Grammatica Picta (1) – Pag.108 n.42

Il popolo dei Romani esultava e schiamazzava dopo la vittoria dell’Orazio: l’Orazio veniva accolto dagli amici con grande gioia e veniva accompagnato lungo le strade; alla fine l’eroe entrava a Roma con le spoglie degli avversari: per caso la sorella dell’Orazio, Orazia, era promessa in sposa ad uno dei Curiazi: dunque, quando Orazia vede sopra le spalle del fratello il mantello del promesso sposo, comincia immediatamente a piangere e a singhiozzare. In una così grande gioia generale, le lacrime della fanciulla scatenano la collera dell’Orazio: e così, con la propria spada, egli trafigge e uccide la fanciulla, mentre la apostrofa: Affrettati verso il promesso sposo: perché non hai alcun riguardo della patria, alcun riguardo dei fratelli! Il popolo biasimava l’Orazio, e lo trascinava in giudizio; tuttavia il padre dell’Orazio chiedeva clemenza, e mostrava al popolo le spoglie dei Curiazi, prove del coraggio di suo figlio. Alla fine, grazie alle parole e alle lacrime paterne, l’Orazio evita la pena.