I primi volgari

Le lingue romanze

Dopo il mille si chiarisce un po’ la situazione linguistica. Sono nate le lingue romanze o neolatine, che prendono questo nome perché sono quelle dell’area dell’impero romano (da”romanicae loci“): castigliano (spagnolo), catalano (dialetto spagnolo), portogheseprovenzale (lingua d’oc), francese (o lingua d’oil), italiano (al tempo di Dante lingua del si), sardodalmatico (oggi estinto), ladinoromeno.
Le lingue romanze spesso possono essere definite dal modo con cui si diceva l’affermazione, quindi il provenzale assunse il nome di lingua d’oc (dal latino “hoc” o “hoc est” significava “sì”), il francese assunse il nome di lingua d’oil (dal latino “ille est”, si passerà a “oil” che nel francese moderno diventerà “oui”). Tutte queste lingue sono interessate da alcuni fenomeni linguistici, come la “palatalizzazione” e la “lenizione”: il primo è il fenomeno per cui le consonanti gutturali “c” e “g” davanti alle vocali palatali “e” ed “i”, divengono palatali (es. kertus…certo); il secondo invece è quel fenomeno per cui le consonanti sorde diventano sonore (es. strata…strada).

I primi documenti di volgare italiano

I primi esempi di volgare italiano sono l’Indovinello veronese ed il Placito capuano. Il primo fu scritto prima del 960 d. C. ed è un esempio di testo fra il latino ed il volgare. È un vero e proprio indovinello dove il copista ha voluto giocare sul parallelismo fra l’atto di arare e quello di scrivere, fra il contadino e lo scrivano. Questo testo fu studiato a lungo dallo Schiaparelli. Il Placito capuano invece è stato scritto in volgare nel 960 d. C. ed è il primo di 4 Placiti, detti anche Placiti Cassinesi. Si tratta di 4 sentenze giudiziare volute dal giudice di Capua.

Nascita delle letterature e predominio delle lingue romanze

Bisogna notare che nei paesi di lingua non romanza (Germania e Inghilterra) i documenti linguistici e letterari risalgono al 700-750, cioè molto prima che in Italia e Francia. Questo deriva da una totale estranetà delle lingue “barbare” dal latino, mentre in Italia e Francia si aveva un latino corrotto dal volgare, dunque mentre in Germania e Inghilterra dal popolo veniva parlato una lingua completamente diversa dal latino, da parte degli uomini colti di questi paesi veniva parlato e scritto un latino più corretto. Nel 750 abbiamo i primi esempi di epica nazionale in Germania (canto di Ildebrando) e in Inghilterra (Beowulf), ma nel XI e XII la lettura “barbara” viene schiacciata dai modelli francesi.

La società cortese

La cultura cortese è strettamente legata a quella cavalleresca, ma mentre in origine i cavalieri avevano solo una funzione militare, adesso grazie all’intervento della Chiesa (con cui stringono un forte legame come nelle numerose crociate), assumono un ruolo decisamente importante.
Durante i primi secoli d.C. i cavalieri sono spinti dallo spirito di avventura e di ricerca, si spiega così, nei romanzi cavallereschi del ciclo di re Artù, il carattere simbolico della ricerca della sacra coppa del Graal dove era stato raccolto il sangue di Cristo. In realtà i cavalieri vivevano molto spesso a corte, a spese del signore; anteponevano per le prime volte i valori della “gentilezza” e della “cortesia” a quelli della gerarchia. I cavalieri forniscono dunque l’ideologia con cui l’aristocrazia feudale riuscirà ad imporre la propria superiorità sociale e culturale, fondandola sull’opposizione “cortesia”-“villania”. La protagonista della vita cortese è la corte che tende ad attenuare le differenze tra grande e piccola nobiltà, tra nobiltà d’animo e nobiltà di sangue.
Nell’Alto Medioevo la donna era considerata “la peggior incarnazione di tutti i mali”, ma nella società cortese questa figura viene riconsiderata positivamente. D’altra parte, a causa delle crociate e delle guerre, le donne dei signori rimangono a lungo sole nelle corti e così iniziano a esercitare direttamente il potere. Cambia anche il concetto di amore, che in quello cortese vede nel corteggiamento un’attribuzione suprema delle virtù più nobili alla donna.

I modelli francesi

Possiamo distinguere 4 modelli diversi di fasi letterarie. Alcuni di questi possono risultare contemporanei fra loro:

il poemetto agiografico in volgare: in questo genere è ancora evidente l’influenza del modello latino delle vite dei santi. Sono narrati al pubblico da chierici-giullari. È ancora evidente la decisiva influenza della chiesa. Tutti questi manoscritti sono conservati in monasteri.

la narrazione epica: questo genere si struttura sul modello del poemetto agiografico sia nella forma metrica (decasillabe), sia nel contenuto (esaltazione dei martiri per la fede e dei cavalieri). I chierici continuano a contribuire in modo decisivo all’elaborazione di questo genere. Per esempio è molto verosimile l’ipotesi che il capolavoro del genere “la Chanson de Roland” sia nato come saga locale dei conventi sulla via di Roncesvalles. L’epica non ha dunque un’origine popolare ma è stata creata secondo i gusti del popolo.

il giullare di corte e il trovatore: anche in questo stile la trasmissione è orale; nasce in contemporanea allo stile precedente e si sviluppa successivamente. In questo caso il testo è più stabile rispetto all’epica, ma può subire ancora alcune variazioni; ben presto i testi verranno raccolti in canzonieri di amore per opera dei copisti laici.

prevalenza della lettura e del romanzo cavalleresco: coincide cronologicamente con la fase precedente. Questa fase è segnata dal prevalere della lettura. Sia la poesia geografica, sia quella epica e lirica sono destinate alla recitazione e all’ascolto, invece questa fase è caratterizzata dal romanzo cavalleresco in versi. Si diffondono tecniche di narrazione più complesse rispetto all’epica delle Chansons de geste. Abbiamo così un inizio di scrittura di narrativa moderna.

In questo periodo si ha anche un cambiamento del pubblico, nel senso che si ebbe un maggior interessamento da parte delle donne, che aveno maggior tempo libero rispetto agli uomini. Col tempo il romanzo cortese si allarga ad un pubblico più esteso che comprende anche gli strati mercantili e cortesi.

La figura del menestrello

Alla fine del 200 appare una nuova figura, quella del menstrello, che era un dipendente della corte. Egli non solo recitava testi ma li produceva, dunque aveva anche un discreto bagaglio culturale. Non sostuituisce del tutto la figura del giullare, che retrocede a un pubblico più umile.

L’epica francese e la Chanson de Roland

I maggiori poemi epici francesi sono le così dette canzoni di gesta. Il termine canzone significa che è un poema recitato da un cantore spesso con accompagnamento musicale. Le canzoni di gesta (XI-XIII sec.) avevano lo scopo di diffondere il potere e il valore morale dei feudatari concedendogli una base solida del potere. Questo genere letterario è detto “centripeto” perché tutti gli elementi portano sempre verso Dio e verso il sovrano. Le canzoni di gesta sono organizzate in cicli, i più importanti sono: il ciclo di Carlo Magno (o ciclo carolingio, che è anche il più antico), che narra delle imprese di Carlo e dei suoi paladini; celebre è la Chanson de Roland; il ciclo di Guillaume d’ Orange. Narra della vita del grande feudatario del sud della Francia; il ciclo dei vassali ribelli. Narra della rivolta di un feudatario contro un principe indegno, cosa che esprime il primo segno di cedimento del sistema feudale. Le canzoni di gesta non nascono da una tradizione popolare ma in un ambiente più fine anche se si dà scontata, attraverso una trasmissione orale, la diffusione ad un pubblico anche popolare. I testi essendo orali e anonimi sono soggetti a mutazioni. Sono di solito costituiti da strofe di varia lunghezza di versi decasillabi uniti fra loro.

La Chanson de Roland

La chanson de Roland è composta da 4000 decasillabi, composta intorno al 1080, anche se il primo manoscritto risale alla prima metà del secolo successivo, con la firma di Turoldo ( non si pensa sia il vero autore ma solo un copista). La trama risale alla spedizione di Carlo Magno contro i Saraceni nel 778 in Spagna. La morte di Orlando segna il momento di maggior tensione emotiva ed ideologica. Egli è un guerriero perfetto ed un martire cristiano, dunque incarna gli ideali del guerriero perfetto: fedele all’imperatore e a Dio.

Il concetto di “cortesia”

Dalle parole “corte” e “cortese” derivano termini in uso tuttora, come “fare la corte” e “corteggiamento”, che ci rinviano sempre alla sfera dell’amore. L’amore cortese è al centro non solo del romanzo ma anche della lirica e dunque qualifica i due più importanti generi letterari della società cortese. Non è solo un motivo poetico, ma un argomento di trattazione scientifica, morale e filosofica. La trattatistica d’amore ha un grande sviluppo nel periodo che va dall’Alto Medioevo ai primi secoli del Basso. Il trattato più noto di questo periodo è il De Amore di Andrea Cappellano, scritto in lingua d’oil fra il 1174 e il 1204.

Il romanzo cortese e l’avventura

Il “romanzo cortese”, a differenza di quello moderno che tutti conosciamo, era in versi e si sviluppa nella Francia (lingua d’oil). A differenza delle chanson de gestes, il romanzo cortese è definito centrifugo perché le avventure sono più varie e interessano anche il popolo.
temi fondamentali del romanzo cortese sono l’amore e l’avventura. Quest’ultima è molto importante perché è l’elemento fondamentale attorno al quale si espande la storia, ma non è più l’avventura casuata da un incidente ma da una prova individuale. Ora infatti l’avventura può, e molto spesso è così, essere intesa come una ricerca di un oggetto (tipico esempio è il santo Graal), o di una persona che caratterizzano la vita dell’avventuriero.
La metrica nel romazo cortese era costituita da versi ottosillabici in rima baciata, come il lai. Il lai era una composizione molto simile al romanzo cortese ma più breve e con un senso di liricità.

I temi del romanzo cortese

Ppossono essere suddivisi in tre cicli:

il romanzo che narra di episodi dell’antichità, come l’antica Troia, Tebe, la figura di Alessandro Magno;

il romanzo che narra storie di amore dell’antica Grecia e di Bisanzio;

il romanzo che narra di episodi tratti dalla leggenda di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda (o ciclo bretone). Tipica storia di amore appartenente a questo ciclo sono quella fra Lancillotto e Ginevra, moglie di Re Artù. Altra storia d’amore di questo ciclo “bretone” è quella fra Tristano e Isotta che ci è stata tramandata dal poeta Thomas con il suo Tristan del 1170, dove Tristano è nel dubbio se seguire il suo cuore o il senso del dovere, ma poi trionferà il primo.

Il Lancelot e i romanzi di Chrétien de Troyes

Il maggiore autore di romanzi cortesi in tutto il medioevo è sicuramente Chrétien de Troyes che visse nella seconda metà del XII sec. alla corte Maria di Champagne e di Filippo di Alsazia. Il suo periodo più proficuo fu tra il 1165 e il 1185 in cui scrisse: L’Erec et EnideCligès à la charrette (rimasto incompiuto), Le Chavalier du Lion, rappresentano la contrapposizione tra i doveri della cavalleria e l’amore per la donna amata.
In Perceval (incompiuto), invece la vocazione cavalleresca all’avventura fa scoprire al cavaliere i contenuti spirituali e una tendenza all’elemento mistico-religioso nella ricerca della sacra coppa del Graal.
Lancelot, rappresenta l’amore per Ginevra, la moglie di Artù, che fa letteralmente impazzire il cavaliere Lancilloto che arriva perfino ad esitare di adempiere agli ordini del sovrano. Questo sogno d’amore lo estranea dal mondo e gli conferisce una forza sovraumana che gli permetterà perfino di piegare le sbarre che lo dividono dalla sua amata.
Di questi incompiuti il primo deriva dal fatto che l’autore lasciò il romanzo da finire ad un altro autore, per il secondo invece l’autore morì lasciando incompleta l’opera. Si pensa che Chrétien de Troyes abbia scritto altri libri riguardanti Tristano e Isotta.

La poesia lirica provenzale

La poesia lirica provenzale è un genere che si sviluppò in Provenza e nella Francia meridionaletar la fine del XI sec. e i primi 2 decenni del XIII. Anche questo genere letterario è espressione della vita di corte. I poeti per lo più provengono dalle fila della piccola nobiltà oppure sono ministeriales, cioè dipendenti non nobili del signore. Essi in cambio del loro canto, chiedono amore o almeno protezione alla moglie del signore. Si va dal trobar clus (poetare “chiuso” e difficile), al trobar leu (poetare “lieve”).
La forma principale di poesia lirica è rappresentata dalla canzone di 4, 5 o 6 strofe, costruite in versi ottosillabici in rima e una formata da uno o più congedi. La canzone d’amore è estremamente formalizzata: esordisce con una descrizione della natura, poi rappresenta la donna e ne canta le lodi, infine introduce la figura del rivale che possono danneggiare l’amante; la chiusura è affidata ad un congedo che spesso contiene una decisione dell’innamorato.
Altri sottogeneri della poesia provenzale sono il sirventese (di argomento poltico), l’alba (la separazione dei due amanti dopo una notte passata insieme) e la pastorella (incontro d’amore tra un cavaliere e una villana).

Gli altri generi in Francia. Il poema allegorico e il Roman de la rose

In Francia oltre ai generi principali si presenta anche un nuovo genere dedicato ai ceti più colti: il poema narrativo allegorico. Il capolavoro di questo genere è il Roman de la rose, che si rifà all’Ars amandi di Ovidio e al De Amore di Cappellano. Il poema tratta del percorso duro e pieno di ostacoli che l’innamorato deve percorrere per raggiungere la sua bella. Il romanzo è in lingua d’oil e si divide in due libri; il primo contiene circa 4000 versi ed è stato composto da Guillaume de Lorris, mentre il secondo è composto da 17.000 versi ed è stato composto da Jean de Meung. Si tratta di due autori molto diversi: il primo è gentile moderato mentre il secondo è più vicino alla borghesia. Un altro genere dedicato a tutti i ceti è la narrativa comica in versi, il cui ciclo più importante è il Roman de Renart, opera di giullari che si rifacevano alla voce del popolo e attraverso gli animali venivano raccontati i costumi dell’epoca.
In fine ebbero molto successo i fabliaux e il lai, cioè brevi racconti che dovevano far ridere, che raccontavano beffe o inganni il primo e brevi versi che narravano un’avventura cortese di amore il secondo.

La letteratura francese e provenzale in Italia

In Italia ancora non sono comparsi i componimenti in volgare bisognerà infatti aspettare l’insorgere dei comuni, ma comunque ci sono dei romanzi di importazione che venivano letti dai borghesi colti. L’unico genere che abbiamo in questo periodo è in lingua franco-veneta ed è la produzione di canzoni; che si rifanno al ciclo carolingio e dal quale poi si rifaranno Ariosto e Boiardo.
Ma in Italia si diffusero anche altri testi in francese tra cui il Milione di Marco Polo dettato in francese a Rustichello da Pisa, o l’enciclopedia scritta da Brunetto Latini e Marco Polo.
Maggior sviluppo lo ebbe però la lirica provenzale incoraggiata dai signori e che vide il suo apice dopo la crociata degli Albigesi. Fra i poeti italiani che scrissero in lingua d’oc è da ricordare Sordello da Goito che unì alla vena lirica quella politica e polemica.