I Romani vengono a sapere dove si nasconde Annibale

Accidit ut legati Prusiae, Bithyniae regis, Romae apud Titum Quintium Flamininum consularem cenarent, atque ibi, de Hannibale mentione facta, ex iis unus, amicitia Romanorum fisus, libere diceret eum in Prusiae regno esse. Id postero die Flamininus senatui detulit. Patres conscripti, qui, Hannibale vivo, existimarent se numquam sine insidiis futuros esse, legatos in Bithyniam miserunt et in eis Flamininum, qui ab rege peterent, ne inimicissimum suum secum haberet sibique dederet. His Prusia negare ausus non est; sed illud recusavit, ne id a se fieri postularent. Romani, vero, ipsi eum comprehendere et locum, ubi ille erat, facile invenire poterant.

Cornelio Nepote

Avvenne che a Roma gli ambasciatori di Prusia, re della Bitinia, pranzassero a casa dell’ex console Tito Quinzio Flaminino, e là, fatto un accenno ad Annibale, uno di loro, confidando nell’amicizia dei Romani, dicesse francamente che quello si trovava nel regno di Prusia. Il giorno dopo Flaminino lo riferì al senato. I senatori, poiché ritenevano che con Annibale in vita non sarebbero mai stati senza insidie, inviarono gli ambasciatori in Bitinia e tra loro Flaminino, affinché chiedessero al re di non trattenere presso di sé il loro acerrimo nemico e di consegnarglielo. A costoro Prusia non osò dire di no; ma replicò che non pretendessero che venisse fatto da lui. I Romani, senza dubbio, potevano loro stessi catturarlo e trovare facilmente il luogo dove quello stava.