Ificrate

Fuit autem et animo magno et corpore imperatoriaque forma, ut ipso aspectu cuivis iniceret admirationem sui, sed in labore nimis remissus parumque patiens, ut Theopompus memoriae prodidit; bonus vero civis fideque magna. Quod cum in aliis rebus declaravit tum maxime in Amyntae Macedonis liberis tuendis. Namque Eurydice, mater Perdiccae et Philippi, cum his duobus pueris Amynta mortuo ad Iphicraten confugit eiusque opibus defensa est. Vixit ad senectutem placatis in se suorum civium animis. Causam capitis semel dixit, bello sociali, simul cum Timotheo, eoque iudicio est absolutus. Menesthea filium reliquit ex Thraessa natum, Coti regis filia. Is cum interrogaretur, utrum pluris, patrem matremne, faceret, Matrem” inquit. Id cum omnibus mirum videretur, At” ille merito” inquit facio. Nam pater, quantum in se fuit, Thraecem me genuit, contra ea mater Atheniensem.

Esperienze di traduzione – Pag.61 n.3 – Cornelio Nepote

Fu inoltre grande di animo, di corporatura e nell’aspetto maestoso, al punto che con il solo vederlo destava ammirazione in chiunque, mentre, come ci ha tramandato Teopompo, era poco portato alla fatica e poco resistente; ciononostante fu un cittadino buono e molto onesto. Dimostrò ciò anche in altre situazioni, ma soprattutto nel proteggere i figli del macedone Aminta. Ed infatti Euridice, madre di Perdicca e di Filippo, dopo la morte di Aminta, si rifugiò da Ificrate e venne difesa con i suoi mezzi. Visse fino alla vecchiaia nella benevolenza dei suoi concittadini. Una sola volta, durante la guerra sociale, si difese in un processo capitale e, assieme a Timoteo, fu assolto. Lasciò un figlio, Menesteo, nato da una donna Trace, figlia del re Coti. Quando a costui si chiese se stimava maggiormente il padre o la madre, egli rispose “La madre”. E poiché a tutti sembrava strana quella risposta, aggiunse: “Ma lo affermo per un valido motivo. Infatti il padre, per quanto è dipeso da lui, mi ha generato Trace, mentre la madre Ateniese”.