Il composto lutto di Cicerone

Vel meo ipsius interitu mallem litteras meas desiderares quam eo casu, quo sum gravissime afflictus; quem ferrem certe moderatius, si te haberem; nam et oratio tua prudens et amor erga me singularis multum levaret; sed, quoniam brevi tempore, ut opinio nostra est, te sum visurus, ita me affectum offendes, ut multum a te possim iuvari, non quo ita sim fractus, ut aut hominem me esse oblitus sim aut fortunae succumbendum putem, sed tamen hilaritas illa nostra et suavitas, quae te praeter ceteros delectabat, erepta mihi omnis est; firmitatem tamen et constantiam, si modo fuit aliquando in nobis, eandem cognosces, quam reliquisti.

Cicerone

Preferirei addirittura che tu sentissi la mancanza di una mia lettera per la mia morte piuttosto che per quella circostanza penosa da cui sono stato colpito molto gravemente: la sopporterei senza dubbio con più rassegnazione, se ti avessi. Infatti sia le tue sagge parole sia il tuo straordinario affetto nei miei confronti mi conforterebbero molto. Ma dal momento che in breve tempo, come credo, sono destinato a vederti, mi troverai provato a tal punto che posso essere soccorso molto da te, non perché io sia stato così colpito da aver dimenticato di essere un uomo o da ritenere che si debba soccombere al caso; ma tuttavia (perché) quella nostra serenità e dolcezza, che dilettavano te più che tutti gli altri, mi sono state interamente strappate via. Tuttavia riconoscerai la medesima fermezza e costanza che hai lasciato, se mai una volta ci furono in me.