Il contadino e la Sorte

Agricola habebat parvum agrum et colebat eum magno studio. Olim arabat agellum et invenit magnam copiam auri et argenti. Itaque agebat vitam laetam divitiis magnis. Sed vir gratus beneficio agebat semper gratias Terrae et saepe ponebat coronas rosarum in agro suo; nam Terra – sic agricola putabat – ei donaverat (aveva regalato) thesaurum. Sed Fortuna olim ei occurrit: «Cur, agricola, donas coronas Terrae?». Agricola ei respondit: «Quia inveni thesaurum magnum in agro meo, gratus sum Terrae et servabo perpetuam memoriam beneficii eius». Fortuna agricolae dixit magna ira: «Quam stultus es! Ego sum causa tuae vitae beatae, non Terra. Ego enim do aut tollo divitias; sed viri feminaeque mihi tribuunt nec dona nec beneficia sed solum mala damnaque».

Un contadino aveva un piccolo campo e lo coltivava con grande impegno. Un giorno arava il campicello e trovò una gran quantità di oro e di argento. Pertanto grazie alla grande ricchezza conduceva una vita felice. Ma l’uomo, riconoscente per il beneficio, ringraziava sempre la Terra e spesso poneva corone di rose nel suo campo; infatti la Terra – così il contadino pensava – gli aveva regalato il tesoro. Ma un giorno la Fortuna gli venne incontro: «Perché, o contadino, regali corone alla Terra?». Il contadino le rispose: «Poiché nel mio campo ho trovato un grande tesoro, sono riconoscente alla Terra e conserverò un eterno ricordo del suo beneficio». La Fortuna con grande ira disse al contadino: «Quanto sei sciocco! Io sono il motivo della tua vita felice, non la Terra. Io infatti concedo o tolgo la ricchezza; ma gli uomini e le donne non mi attribuiscono né doni né benefici, ma soltanto disgrazie e danni».