Il “diritto di bacio”

Antiquus mos Romae erat: non licebat feminis tametum (temetum prisca lingua “vinum” appellabatur) bibere, et mulieres, Romae et in Latio, aetatem abstemiae agebant; sic enim narrant multi, qui de vita et de moribus populi Romani scribunt. Interdicti ratio haec erat: Romani vinum cum adulterio comparabant; itaque, idem erat si mulier vinum bibebat vel si adulterium committebat. Cotidie igitur, ut ad aedes remeabant, propinqui (pater, vel frater, vel vir) suis mulieribus oscula dabant et per osculum vini odorem vestigabant. Cum vini indicium inveniebant, in domestico consilio mulieris scelus iudicabant et saepe morte puniebant.

Grammatica Picta (1) – Pag.144 n.28

A Roma c’era un antico costume: alle donne non era permesso bere il “tameto” (nella lingua antica il vino veniva chiamato “tameto”), e le donne, a Roma e nel Lazio, trascorrevano la vita da astemie; così, infatti, raccontano molti che scrivono riguardo alla vita e ai costumi del popolo Romano. Il motivo del divieto era questo: i Romani equiparavano il vino con l’adulterio; e così, se una donna beveva del vino, o se commetteva un adulterio, era la stessa cosa. Ogni giorno dunque, appena ritornavano a casa, i familiari (il padre o il fratello o il marito) davano dei baci alle loro donne e, attraverso il bacio, cercavano odore di vino. Quando trovavano una traccia di vino, giudicavano il misfatto della donna in un’assemblea domestica e, spesso, la punivano con la morte.