Il giovane Massiva viene liberato da Scipione

Cum iussu imperatoris quaestor Afros venderet et audivisset inter eos puerum adultum regii generis esse, ad Scipionem misit. Quem cum percontaretur Scipio quis esset et cur adulescentulus in castris fuisset, Numidam esse se ait, Massivam omnes vocare. Orbum a patre relictum, apud maternum avum Galam, regem Numidarum, eductum; cum avunculo Masinissa, qui nuper cum equitatu subsidio Carthaginiensibus venisset, in Hispaniam traiecisse. Prohibitum propter aetatem a Masinissa, numquam antea proelium inisse. Eo die quo pugnatum cum Romanis esset, inscio avunculo, clam armis equoque sumpto, in aciem exisse; ibi prolapso equo captum ab Romanis esse. Deinde Scipio eum interrogat velletne ad Masinissam reverti. Cum, effusis gaudio lacrimis, cupere vero diceret, tum puero anulum aureum equumque donat et dimisit.

Livio

Mentre per ordine del generale il questore vendeva gli Africani e poiché aveva sentito che tra di essi vi era un giovane adulto di stirpe regale, lo mandò a Scipione. Chiedendogli Scipione chi fosse e perché giovinetto era stato nell’accampamento, disse di essere Numida, tutti lo chiamavano Massiva. Lasciato orfano dal padre, era stato allevato presso il nonno materno Gala, re dei Numidi; si era trasferito in Spagna con lo zio Massinissa, che di recente era venuto con la cavalleria in aiuto dei Cartaginesi. Impedito per l’età da Massinissa, non era mai andato in battaglia prima. Nel giorno in cui si era combattuto con i Romani, all’insaputa dello zio, prese di nascosto armi e un cavallo, era uscito in campo; lì, caduto da cavallo, era stato catturato dai Romani. Poi Scipione gli chiese se volesse ritornare da Massinissa. Poiché, dopo aver versato lacrime per la gioia, diceva che lo desiderava davvero, allora donò al giovane un anello d’oro e un cavallo e lo lasciò andare.