Il Gruppo Locale

La Via Lattea fa parte di un un piccolo insieme di galassie chiamato Gruppo Locale. A parte la Galassia stessa, gli oggetti più noti sono la galassia in Andromeda (M31), quella nel Triangolo (M33), e le Nubi di Magellano (LMC e SMC dall’inglese Large e Smolì Magellanic Cloud, due satelliti della Via Lattea visibili anche ad occhio nudo in prossimità del Polo Australe).

I membri conosciuti del Gruppo Locale, veri o presunti, sono complessivamente una trentina. Le galassie intrinsecamente più deboli, le nane sferoidali, sono state scoperte tutte negli ultimi quarant’anni – eccezion fatta per Le due ellittiche nane nello Sculrore e nella Fornace, trovate da H. Shapley nel 1938 – grazie alle surv~ del cielo boreale prima, e poi di quello australe, condotte con i maggiori telescopi a grande campo: gli Schmidt di Monte Palomar in California, del Regno Unito in Australia e dell’Osservatorio Europeo del Sud in Cile, capaci di fotografare in un colpo solo 40 gradi quadrati di cielo. Ed ancor oggi non è evento raro la notizia del reperimento di un nuovo membro di bassa brillanza superficiale, cioè di basso contrasto, ‘annegato” in uno dei ricchi campi stellari della Via Lattea: una galassia pigmea o un semplice ammasso globulare poco concentrato, fluttuante nello spazio desolatamente povero di stelle all’estrema periferia della Via Lattea.

Per esempio, una delle ultime galassie satellite della Via Lattea scoperta in ordine di tempo, la nana sferoidale nel Sestante, è stata trovata nel 1990 da un team di ricercatori dell’istituto di Astronomia di Cambridge (Inghilterra) rianalizzando “vecchie” lastre del telescopio Schmidt australiano mediante una tecnica modernissima di esplorazione di grandi superfici. Entro il volume del Gruppo Locale, una sfera con raggio di 3 milioni di anni luce circa, si raccoglie una massa luminosa pari a quella di 700 miliardi di stelle come il Sole.

Anche se nessuno sa ancora con certezza quanto sia l’ammontare di quella materia oscura che oggi si pretende esistere in forma di grandi aloni massicci e invisibili attorno alle convenzionali immagini delle galassie (forse tre volte la massa totale della materia luminosa), la densità media ha un valore straordinariamente basso per i nostri standard quotidiani: non più di qualche centesimo di grammo entro un volume come quello della Terra! I due terzi di questa materia luminosa sono concentrati nelle due galassie maggiori, M31 e la Via Lattea, e quasi tutto il resto si trova nei piccoli satelliti che ad esse fanno corona: una dozzina per la nostra Galassia e poco meno per la Grande Nebulosa in Andromeda. A tutta prima parrebbe trattarsi di una concentrazione notevole, quando si pensa che il volume occupato dalle immagini luminose delle galassie è solo un decimillesimo di quello a disposizione del Gruppo Locale; è invece poca cosa se lo si confronta con l’estremo addensamento della materia nelle galassie stesse. Nell’area solare, per esempio, lo spazio a disposizione di ogni stella è, grosso modo, decine di migliaia di miliardi di volte maggiore del volume di un astro tipico.