Il lupo e il capretto

Haedus improbum lupum eludere optabat, rapida fuga arva proxima stabulis relinquebat et recta via in oppidum perveniebat. Ibi confugiebat inter lanigeros agnos, quos («che, i quali», acc. m. plur.) oppidani ad deorum sacrum parabant. Improbus lupus ibi haedum inveniebat et temptabat sollicitare dolis: «Incolae oppidi in cunctis templis multas victimas mactabunt. Tu quoque cultrum non vitabis; mox gemes et humum cruentabis, nisi («se non») repetes securum campum». Timidus haedus sic respondebat: «Depone curam, improbe, et tolle perfidas minas; nam melius («meglio») erit pro deis vitam profundere quam («piuttosto che») radibo lupo saturare gulam».

Un capretto cercava di evitare un lupo malvagio, con una rapida fuga lasciava i campi vicini alle stalle e arrivava in città per la strada più diretta. Là si rifugiava tra i lanosi agnelli, che i cittadini preparavano ad un sacrificio per gli dèi. Il lupo malvagio trovava lì il capretto e cercava di indurlo con tranelli: «Gli abitanti della città in tutti i templi sacrificheranno molte vittime. Anche tu non eviterai il coltello; presto gemerai e imbratterai la terra di sangue, se non ritornerai nel sicuro campo». Il timido capretto rispondeva così: «Smettila di preoccuparti, disonesto, e togli di mezzo le perfide minacce; infatti sarà meglio donare la vita per gli dèi piuttosto che saziare la gola a un lupo rabbioso».