Il poeta Tirteo

Messenii post longam servitutis patientiam bellum in Spartanos restauraverunt. Itaque Lacedaemonii de belli eventu oracula Delphica consuluerunt; oracula iusserunt ducem belli ab Atheniensibus petere. Porro Athenienses, qui responsum cognoverant, in contemptum Spartanorum Tyrtaeum, poetam claudo pede, miserunt. Tyrtaeus aliquot proeliis fusus eo desperationis Lacedaemonios adduxit ut servos ad supplementum exercitus manumitterent. Reges Lacedaemoniorum, ne alia detrimenta civitati infunderent, reducere exercitum statuerunt; at Tyrtaeus pro contione exercitui carmina recitavit, in quibus hornamenta virtutis, damnorum solacia, belli consilia conscripserat. Itaque tantum ardorem militibus iniecit, ut hi non de salute, sed de sepultura solliciti tesseras cum suis et patrum nominibus dextro brachio deligarent, ut cives corpora militum sepulturae traderent. Reges statuunt rem hostibus nuntiare. Messeniis autem res non timorem, sed aemulationem mutuam dedit. Itaque tanto animo omnes concurrerunt, ut raro cruentius proelium fuerit. Ad postremum tamen victoria Lacedaemoniorum fuit.

I Messeni, dopo la lunga sopportazione della schiavitù, rinnovarono la guerra contro gli Spartani. E così gli Spartani consultarono l’oracolo di Delfi riguardo all’esito della guerra; i responsi ordinarono di chiedere agli Ateniesi il generale della guerra. D’altra parte gli Ateniesi, che avevano appreso il responso, in disprezzo degli Spartani inviarono Tirteo, poeta zoppo da un piede. Tirteo, sbaragliato in alcuni combattimenti, spinse gli Spartani ad una disperazione tale che liberarono gli schiavi per rinforzo dell’esercito. I re degli Spartani, per non arrecare altri danni alla cittadinanza, decisero di ritirare l’esercito; ma Tirteo dinanzi all’assemblea recitò per l’esercito delle poesie in cui aveva scritto esortazioni al valore, conforti per le perdite, consigli di guerra. Pertanto infuse nei soldati un coraggio così grande che questi, preoccupati non della loro salvezza ma della sepoltura, legarono al braccio destro delle tessere con i nomi loro e dei [loro] padri, affinché i cittadini consegnassero alla sepoltura i corpi dei soldati. I re decidono di annunciare la cosa ai nemici. Ma la cosa infuse ai Messeni non paura, ma reciproca emulazione. E così tutti andarono all’attacco con così tanto coraggio che raramente un combattimento è stato più cruento. Alla fine, tuttavia, la vittoria fu degli Spartani.