Il regno di Romolo

Primus ille et urbis et imperii conditor Romulus fuit, Marte genitus et Rhea Silvia. Hoc de se sacerdos gravida confessa est, nec mox fama dubitavit; lupa secuta vagitum ubera admovit infantibus matremque se gessit. Sic repertos apud arborem Faustulus regii gregis pastor tulit in casam atque educavit. Gemini erant; uter auspicaretur et regeret, dubium erat. Remus montem Aventinum, Romulus Palatinum occupat. Prior ille sex (“sei”) vultures, hic postea, sed duodecim (“dodici”) vidit. Remus occisus est: prima certe victima fuit munitionemque urbis novae sanguine suo consecravit. Imaginem urbis magis quam urbem fecerat: incolae deerant. Romulus ex variis quasi elementis congregavit corpus unum, populumque Romanum ipse fecit. Simulatis quippe ludis equestribus virgines, quae ad spectaculum venerant, praedae fuerunt, et haec statim causa bellorum. Tandem pax fuit secutaque res mira dictu (“a dirsi”), ut relictis sedibus suis novam in urbem hostes demigrarent et cum generis suis avitas opes pro dote sociarent. His ita ordinatis repente, cum contionem haberet ante urbem apud Caprae paludem, Romulus e conspectu ablatus est; oborta tempestas solisque defectio consecrationis speciem praebuerunt, cui mox Iulius Proculus idem fecit: rex profectus erat in caelum, Quirinus in caelo vocabatur; gentibus totis Roma potiebatur.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.343 n.23 – Floro

Quel famoso Romolo fu il primo fondatore della città e dell’impero, generato da Marte e da Rea Silvia. La sacerdotessa confessò di essere gravida per questo, e nessuno dubitò subito della notizia; una lupa seguendo il vagito porse le mammelle e si comportò come madre dei bambini. Trovatili così presso un albero Faustolo, pastore del gregge del re, li portò nella capanna e li allevò. Erano gemelli; era incerto chi dei due sarebbe stato prescelto e avesse regnato. Remo si mette sul monte Aventino, Romolo sul Palatino. Per primo quello vide sei avvoltoi, questo successivamente, ma ne vide dodici. Remo fu ucciso: egli fu certamente la prima vittima sacrificale e consacrò con il suo sangue le mura della nuova città. Aveva creato una forma di città più grande di quella reale: mancavano gli abitanti. Romolo riunì per così dire vari elementi in un corpo solo, e creò egli stesso il popolo Romano. Fingendo quindi dei giochi equestri le ragazze che erano arrivate per lo spettacolo diventarono prede, e questo fu subito causa di guerre. Tuttavia ci fu la pace e seguì un fatto mirabile a dirsi, che i nemici, lasciate le loro sedi migrarono nella nuova città e misero insieme con i loro generi le ricchezze avite come dote. All’improvviso Romolo fu strappato dal cospetto di questi così riordinati mentre teneva un’adunanza davanti alla città presso la palude della Capra; una tempesta scoppiata e la sparizione del sole offrirono una specie di consacrazione, alla quale subito Giulio Proculo ne compì un’altra: il re era partito per il cielo e nel cielo era chiamato Quirino; Roma conquistò tutti i popoli.