Il taglialegna e il satiro

Cum vir quidam procul ab hominibus viveret, amicitiam cum satiro inierat.
Quodam die, cum ille satirum ad cenam invitasset (= invitavisset), saeviente, praeter solitum, hieme (cum saeviret, praeter solitum hiems), manus ad os admovit et eas anhelitu fovebat.
“Cur id facis?” rogavit satyrus.
“Nonne vides? Oris calore algentes manus calefaccio”.
Paulo post lignator ferventem sorbitionem sibi et satyro apposuit; atque ut eam refrigerare interdum afflare caepit.
Miratus est satyrus atque: “Dic mihi, inquit: quid nunc, cibum afflando, vis efficere?”
Cui ille: “Nonne vides? Cibum refrigero”.
Satyri suspicionem verba moverunt. Frontem contraxit atque:
“Nulla iam mihi, inquit, tecum erit amicitia, qui ex uno ore et calidum et frigidum pronas”.

Un tale, vivendo lontano dagli uomini.fece amicizia con un satiro.
Un giorno, avendo invitato a cena il satiro, infierendo l’inverno più del solito, avvicinò le mani alla bocca e col fiato le riscaldò.
“Perché fai ciò?” chiese il satiro.
“Non lo vedi forse? Col calore della bocca riscaldo le fredde mani”.
Poco dopo il taglialegna servì a sé e al satiro un brodo bollente, e per raffreddarlo di tanto in tanto cominciò a soffiare.
Il satiro guardò con meraviglia e: “Dimmi, disse: cosa vuoi fare adesso soffiando sul cibo?”
Al quale egli: “Non vedi forse? Raffreddo il cibo”.
Le parole mossero la diffidenza del satiro. Egli corrugò la fronte e:
“Io non avrò più nessuna amicizia con te, che da una sola bocca produci e caldo e freddo”.