Il topo di campagna e il topo di città

Olim mus urbanus in paupere cavo a mure rustico, veteri amico, accipitur. Mus rusticus amico multos cibos praebet, sed mus urbanus dente superbo solum ador ac lolium manducat et humilia alimenta recusat. Tandem urbanus dicit: «Tibi non prodest vivere in silvis. Crede mihi: vita brevis est! In rebus iucundis beatus vive! Mecum veni in urbem!». Mus rusticus consilium audit et cummure urbano nocte ad urbem iter incipit. In locupletem domum veniunt et multos bonos cibos vident. Mus rusticus laetus est et omnia edit. Subito mures a canum latratibus terrentur et per totam domum currunt. Tum rusticus dicit: «Vitam urbanam non amo et in silvas revenio. Pauperes cibi mihi sunt, sed in parvo cavo tutus ab insidiis vivo».

Un giorno il topo di città viene accolto nella povera tana dal topo di campagna, vecchio amico. Il topo di campagna offre all’amico molte vivande, ma il topo di città con dente superbo mangia solamente farro e loglio e rifiuta i vili cibi. Alla fine il topo di città dice: «A te non giova vivere nei boschi. Credimi: la vita è breve! Vivi felice nella prosperità! Vieni con me in città!». Il topo di campagna ascolta il consiglio e di notte comincia il viaggio verso la città assieme al topo di città. Giungono in una splendida casa e vedono molti buoni cibi. Il topo di campagna è felice e mangia tutto. All’improvviso i topo sono spaventati dai latrati dei cani e corrono per tutta la casa. Allora il campagnolo dice: «Non amo la vita di città e ritorno nei boschi. Ho cibi modesti, ma nella piccola tana vivo sicuro dalle insidie».