Il trattato di pace con Antioco

Ex decem legatorum sententia foedus in haec verba fere cum Antiochoconscriptum est: «Amicitia regi Antiocho cum populo Romano his legibus et condicionibus est: ne quem exercitum, qui cum populo Romano sociisve bellum gesturus erit, rex per fines regni sui eorumque, qui sub dicione eius erunt, transire sinito, neu commeatu neu qua alia ope iuvato; idem Romani sociique Antiocho et iis, qui sub imperio eius erunt, praestent. Belli gerendi ius Antiocho ne esto cum iis, qui insulas colunt, neve in Europam transeundi. Excedito urbibus, agris, vicis, castellis cis Taurum montem usque ad Halyn amnem, et a valle Tauri usque ad iuga, qua in Lycaoniam vergit. Ne militem neu quem alium ex regno Eumenis recipito. Elephantos tradito omnes neque alios parato. Tradito et naves longas armamentaque earum, neu plures quam decem naves tectas habeto.

Conformemente al parere dei dieci ambasciatori il trattato con Antioco fu redatto all’incirca in questi termini: «Il re Antioco conserva l’amicizia con il popolo Romano a questi patti e a queste condizioni: il re non permetterà che nessun esercito, il quale si accingerà a muover guerra contro il popolo Romano o i suoi alleati, passi attraverso i territori del suo regno e di quelli che saranno sotto la sua autorità, e non lo aiuterà né con viveri né con qualsiasi altro mezzo; la stessa cosa i Romani e gli alleati garantiscano ad Antioco e a coloro che saranno sotto il suo comando. Antioco non avrà diritto di far guerra contro quelli che abitano le isole, né di venire in Europa. Si allontanerà dalle città, dalle campagne, dai villaggi, dalle fortezze al di qua del monte Tauro fino al fiume Ali, e dalla valle fino alla catena del Tauro che si estende verso la Licaonia. Non accoglierà né un soldato né qualcun altro dal regno di Eumene. Consegnerà tutti gli elefanti e non se ne procurerà altri. Consegnerà anche le navi da guerra e le loro attrezzature, non avrà più di dieci navi coperte».