Johann Gottfried Herder

Herder nacque nel 1744 in Slesia, parte della Prussia (oggi Polonia). Studiò teologia a Lipsia e Königsberg, dove fu influenzato dall’Illuminismo e da pensatori come Leibniz, Wolff e Kant. A Königsberg conseguì il dottorato in teologia.

Nel 1770 Herder divenne precettore dei figli di un nobile sassone, il Count von Holstein. Iniziò a viaggiare intensamente, visitando le corti di Weimar, Lipsia, Berlino e Vienna. Strinse amicizia con importanti figure dell’Illuminismo come Goethe, Schiller, Gleim e Merck.

Nel 1776 Herder pubblicò Idee sulla filosofia della storia dell’umanità, la sua opera più famosa. In essa, sviluppò la sua visione pluralista della storia e delle civiltà umane. Ogni popolo ha una propria visione del mondo, espressa nella sua lingua, cultura, religione e tradizioni. Nessuna civiltà è superiore alle altre in senso assoluto. Il progresso avviene attraverso l’influenza reciproca tra le culture, non a causa di qualche forza esterna.

Herder concepiva la storia come un continuum di interazioni tra popoli diversi. Ogni popolo ha il diritto di preservare la propria identità culturale unica. Il nazionalismo non deve però portare all’esclusione o alla superiorità di una nazione sulle altre. L’unità umana deve essere cercata nonostante le diversità.

Herder studiò la storia, la lingua, la poesia, le scienze naturali e la pedagogia di molti popoli, dai celti agli indiani d’America. Voleva mostrare la ricchezza e la diversità culturale dell’umanità. Promosse lo studio del folklore, delle canzoni, dei proverbi popolari di ciascun popolo.

Herder ebbe uno stretto rapporto intellettuale con Goethe. Influenzò la sua concezione di cultura nazionale tedesca e lo incoraggiò nella stesura del Faust. Herder credeva nello sviluppo di una cultura tedesca unita, espressa in una lingua comune. Ma voleva che fosse inclusiva, che rappresentasse la diversità interna alla Germania, non imposta in senso germanico o superiore ad altre culture.

Herder ebbe uno spirito profondamente umanista e sensibile. Concepì la filosofia come espressione della vita, non come pura riflessione teorica. L’oggetto ultimo della filosofia è la saggezza di vita, l’arte di vivere bene, in armonia con se stessi, gli altri e il mondo.