La dea Fortuna

Fortuna erat dea apud («presso», prep. con l’acc.) incolas Romae et vitae humanae domina. Fortuna cara est praesertim (avv.) matronis ac puellis. Deae aris multae hostiae et rosarum et violarum coronae sunt. Viae Romae sunt plenae statuarum deae. Nam Fortuna donat («dona») familiis divitias et laetitiam, nautis vitam beatam et sine curis, agricolis copiam aristarum, sed etiam varia est. Fabula poetae sic est: «Fortuna vitrea est: cum splendet («quando splende»), tum frangitur (si rompe)». Dea enim est caeca, quare (avv.) non semper fida.

Presso gli abitanti di Roma la fortuna era una dea e sovrana della vita umana. La Fortuna è cara soprattutto alle matrone e alle fanciulle. Gli altari della dea hanno molte vittime e ghirlande di rose e viole. Le vie di Roma sono piene di statue della dea. Infatti la Fortuna dona alle famiglie ricchezza e gioia, ai marinai una vita felice e senza preoccupazioni, ai contadini una gran quantità di messi, ma è anche volubile. La favola del poeta è così: «La Fortuna è di vetro: quando splende, allora si rompe». La dea infatti è cieca, per questo non sempre è affidabile.