La libertà del sapiente

Laudetur vero hic imperator, aut etiam appelletur aut hoc nomine dignus putetur! Imperator quo modo aut cui tandem hic libero imperabit qui non potest cupiditatibus suis imperare? Refrenet primum libidines, spernat voluptates, iracundiam teneat, coerceat avaritiam, ceteras animi labes repellat, tum incipiat aliis imperare, cum ipse improbissimis dominis, dedecori ac trpitudini, parere desierit; dum quidem his oboediet, non modo imperator, sed liber habendus omnino non erit. Dictum est igitur ab eruditissimis viris, nisi sapientem liberum esse neminem. Quid est enim libertas? Potestas vivendi ut velis. quis igitur vivit, ut vult, nisi qui recta sequitur, qui gaudet officio, cui vivendi via considerata atque provisa est, qui ne legibus quidem propter metum paret, sed eas sequitur et colit, quod id salutare esse maxime iudicat, qui nihil dicit, nihil facit, nihil denique nisi libenter et libere?

Cicerone

Ebbene, costui sia (pure) acclamato come “imperator”, come tale sia salutato o ritenuto altresì degno di un tal titolo! (Tuttavia) in che modo, ovvero, fino a che punto [tandem hic] un “imperator”, che non riesce ad avere il comando sulle proprie passioni, impartirà ordini ad un uomo libero? (E allora) innanzitutto tenga a freno [qui di seguito, tutta una serie di congiuntivi esortativi] le (proprie) passioni, disprezzi i piaceri capricciosi, contenga l’iracondia, reprima l’avidità, tenga lontano ogni altro difetto dell’anima: (insomma) cominci ad impartire ordini ad altri, solo qualora abbia cessato di obbedire a nefandissimi padroni [= le passioni, come specificato appena dopo], ovvero al vizio ed alla bruttura morale. Di contro, fin quando soggiacerà a questi (padroni), non solo non sarà degno d’esser considerato un “imperator”, ma neanche semplicemente un (uomo) libero. In conseguenza di ciò, è stato affermato dai filosofi che, ad eccezione del sapiente, nessun (uomo) è (da ritenersi veramente) libero. Che cos’è, infatti, la libertà? La possibilità (effettiva) di vivere secondo la propria natura [lett. come tu voglia, ma in questi casi la II pers. si rende impersonale: come si voglia]. E chi, allora, vive secondo la propria natura se non colui che segue il giusto [recta, le cose.], trae diletto dal dovere morale; colui il cui genere di vita è improntato a discrezione e saggezza; colui che, per giunta, non si sottomette alle leggi in virtù del timore, ma che (al contrario) le segue e le rispetta in sommo grado [colit] perché giudica ciò essere innanzitutto cosa buona e giusta [salutare, lett. vantaggioso]; se non colui che infine nulla fa o dice se non in modo (per sé) piacevole e libero?