La madre che cerca il suo vitellino scannato dai sacerdoti

Saepe ante deorum delubra vitulus, a sacerdotibus mactatus, concidit apud aras, calidum sanguinis flumen expirans de pectore. Et mater eius, filio orbata, perograns virides saltus, quaerit humi vestigia pressa pedibus vituli, omnia convisens loca solita, conans si queat usquam conspicere amissum fetum (figlio) et adsistens (fermandosi) complet suis querellis frondiferum nemus et iterum atque iterum redit revisum stabula nota, perfixa desiderio amissi iuvenci. Nec tenerae salices atque herbae, rore vigentes, neque flumina ulla, labentia inter floridas ripas, possunt ullo modo eam oblectare aut eius avertere curam; nec alii vituli, visi per pabula laeta queunt eius animum derivare vel cura levare; sed semper desideratum fetum requirit.

Ad Limina (2) – Pag.186

Spesso davanti ai santuari degli dei, il vitello, sacrificato dai sacerdoti, muore vicino agli altari,emettendo dal petto un fiume di sangue caldo. E sua madre, privata del figlio, percorrendo i verdi pascoli, cerca sulla terra le orme impresse dalle zampe del vitello, esaminando tutti i luoghi soliti, cercando di poter vedere in qualche luogo il figlio perso e fermandosi riempie con i suoi lamenti il bosco frondoso e ritorna ancora e ancora nelle consuete stalle per riguardare, trafitta dalla nostalgia del figlio perso. E né i flessuosi salici e le piante, vive di rugiada, né i fiumi, che scorrono tra le fiorenti rive, possono in alcun modo rallegrarla o allontanare il suo dolore;e né gli altri vitelli, visti attraverso i pascoli rigogliosi, possono distogliere il suo animo o confortare il suo dolore; ma sempre cerca il figlio desiderato.