La resa dei Bellòvaci

Caesar obsidibus acceptis principibus civitatis armisque omnibus ex oppido translatis in deditionem Suessiones accepit exercitumque in Bellovacos duxit. Qui postquam se suaque omnia in oppidum Bratuspantium contulerunt atque quod ab eo oppido Caesaris exercitus iam haud procul aberat, omnes maiores natu ex oppido exierunt, manus ad Caesarem tendentes et promittentes sese in eius fidem ac potestatem esse venturos neque adversum populum Romanum armis esse contenturos. Item, cum Caesar ad oppidum accessisset, pueri mulieresque ex muro passis manibus suo more pacem ab Romanis petiverunt, ne omnes perirent. Pro his Diviciacus, eorum princeps, dixit Bellovacos semper in amicitia civitatis Haeduae fuisse; cum autem Haeduos a Caesare in servitutem redactos tantas contumelias perferre cognoverant, Bellovaci Romanis bellum intulerant.

Cesare

Cesare, accettati come ostaggi i più ragguardevoli della nazione e trasferite dalla città tutte le armi, accettò la resa dei Suessioni e condusse l’esercito contro i Bellovaci. I quali, dopo che portarono se stessi e tutte le loro cose nella città di Bratuspanzio e poiché l’esercito di Cesare non era ormai lontano da questa città, tutti gli anziani uscirono dalla città, tendendo le mani verso Cesare e promettendo che sarebbero andati nella sua volontà e potere e che non avrebbero combattuto contro il popolo Romano. E inoltre, essendosi Cesare avvicinato alla città, i bambini e le donne con le mani protese dalle mura, secondo la loro usanza, chiesero la pace ai Romani, affinché non perissero tutti. Diviziaco, il loro capo, in difesa di costoro disse che i Bellovaci erano sempre stati nell’amicizia della nazione Edua; ma quando avevano appreso che gli Edui, ridotti in schiavitù da Cesare, sopportavano oltraggi tanto grandi, i Bellovaci avevano portato guerra ai Romani.