La rivolta di Spartaco

Spartaco prima sedes mons Vesuvius placuit. Ibi cum obsideretur, imas eius descendit radices, et subito impetu duo castra rapuit; inde totam pervagatur Campaniam. Nec villarum atque vicorum vastatione contentus, Nolam atque Nuceriam, Thurios atque Metapontum terribili strage populatur. Iam consulares adgressus, in Appennino Lentuli exercitum percecidit, apud Mutinam Caii Cassii castra delevit. Quibus elatus victoriis, de invadenda urbe Romana deliberavit. Tandem etiam totis imperii viribus contra gladiatorem consurgitur, pudoremque Romanum M. Licinius Crassus adseruit; a quo pulsi fugatique hostes in extrema Italiae refugerunt. Ibi circa Bruttium angulum clusi, cum fugam in Siciliam pararent neque navigia suppeterent, tandem, eruptione facta, dignam viris mortem obierunt. Spartacus ipse in primo agmine fortissime dimicans quasi imperator occisus est.

Floro

A Spartaco come prima base parve opportuno il monte Vesuvio. Là, mentre era assediato, scese ai piedi di esso, e con un attacco improvviso conquistò due accampamenti; quindi invase tutta la Campania. Non soddisfatto del saccheggio delle fattorie e dei villaggi, devastò con una terribile strage Nola e Nocera, Turi e Metaponto. Dopo aver già attaccato gli ex consoli, annientò l’esercito di Lentulo sull’Appennino, distrusse l’accampamento di Gaio Cassio presso Modena. Esaltato da queste vittorie, decise di assalire la città di Roma. Infine si insorse con tutte le forze dell’impero contro il gladiatore, e Marco Licinio Crasso difese l’onore Romano; i nemici, respinti e messi in fuga da costui, si ritirarono nelle zone estreme dell’Italia. Qui bloccati presso un lembo del Bruzzio, poiché progettavano la fuga in Sicilia e non vi erano navigli a disposizione, alla fine, fatta una sortita, andarono incontro ad una morte degna di uomini veri. Lo stesso Spartaco venne ucciso in prima linea combattendo molto coraggiosamente come un generale.