La rotta di Teutoburgo

Atrocissimas in Germanis calamitas, qua nulla post Crassi in Parthis cladem gravior Romanis fuit, deflenda est. Exercitus disciplina, vigore et bellorum experentia omnium fortissimus, marcore ducis, perfidia hostium, iniquitate fortunae circumventus, cum ne pugnandi quidem egrediendive occasio data esset, inclusus silvis, paludibus, insidis, ad internecionem trucidatus est. Duci plus animi ad moriendum quam pugnandum fuit. L. Asprenatus, legatus sub avunculo suo Varo militans, nava virilique opera duas legiones, quibus praeerat, immunes tanta calamitate servavit et mature adhiberna discendendo, vacillantes cis Rhenum sitarum gentium animos confirmavit. Etiam L. Caedicii, praefecti castrorum, eorumque qui una circumdati Alisone immensis Germanorum copiis obsidebantur, laudanda virus est. Hi enim, cum omnes diffficultates superavisset, quas inopia rerum intolerabiles faciebat, vis hostium inexsuperabiles (faciebat), nec temerario consilio nec nimia cautione usi, speculate opportunitatem, armis reditum ad suos sibi pepererunt.

Velleio Patercolo

In Germania fu respinta una disgrazia molto atroce, che non ci fu nulla di più grave per i Romani dopo la disfatta di Crasso con i Parti. L’esercito, più forte di tutti nella disciplina, nel vigore e nell’esperienza delle guerre, assalito dalla sfortuna, dalla debolezza del comandante, dalla perfidia dei nemici, essendo stata data l’occasione di non combattere neanche oppure di mettersi in marcia, nascosto tra i boschi, le paludi, le insidie, fu massacrato fino allo sterminio. L’animo del comandante fu più per morire che per combattere. L. Asprenato, prestando servizio come ambasciatore sotto suo zio Varrone, salvò con una diligente e coraggiosa azione due legioni, nelle quali aveva comandato, immuni da una tanto grande disgrazia, e con la discesa ai quartieri invernali rassicurò gli animi vacillanti delle genti collocate al di qua dal Reno. Si deve lodare anche la virtù di L. Cedico, sovrintendente dell’accampamento, e di coloro che, contemporaneamente circondati ad Alisone, erano assediati dalle smisurate truppe dei Germani. Questi infatti, avendo superato tutte le difficoltà, che la povertà rendeva insostenibili, la forza dei nemici (rendeva) insuperabili, servendosi né di una decisione sconsiderata né di un’eccessiva cautela, procurarono ai loro il ritorno alle armi.